«Una battaglia, di quelle vere. Da vincere col carattere». Di Francesco sente salire la tensione. Stasera all’Olimpico esordirà in Champions (che non è riuscito a giocare nemmeno da calciatore) contro l’Atletico Madrid in una gara che può già determinare il cammino europeo della sua Roma e che farà registrare al massimo 40 mila spettatori. Vanno bene le idee, ma per battere Simeone serve di più: «Dobbiamo combattere con le loro stesse armi e dare tutto. Voglio vedere una squadra determinata, perché sarà una battaglia vera. La Roma ha vinto pochino in Champions ultimamente e bisogna partire bene perché questa sfida può essere determinante». Vero, considerato che nel girone c’è anche il Chelsea. Vero pure che la Roma americana in Champions ha incassato tante sconfitte (8 su 16), poche gioie e due figuracce (l’1-7 col Bayern e il 6-1 di Barcellona). «L’Atletico – aggiunge Di Francesco – ha una sua identità. È poco estetico ma molto pratico. Dal punto di vista mentale Simeone ha fatto un lavoro incredibile. In più molti loro titolari non hanno giocato contro il Valencia».
La Roma ha un vantaggio ancora maggiore non avendo disputato la gara con la Samp per maltempo: «Abbiamo avuto modo di prepararci meglio ma vedremo se sarà stato un bene o no». (Monchi invece non ha dubbi: «Non giocare con la Samp è stato un danno, dovevamo recuperare il ritmo partita. L’Atletico Più forte del Chelsea…»). Accanto a DiFra annuisce Strootman che predica umiltà: «Dite che siamo forti, soprattutto a centrocampo, ma è il campo che deve parlare. Se sono il vero Strootman? Magari me lo dite dopo la partita. È complicato rientrare dopo due anni, forse è cambiato qualcosa nel mio gioco. Quando sono stanco sbaglio le cose facili. Non ho mai pensato di lasciare la Roma». Di Francesco cambierà poco o nulla rispetto alla gara con l’Inter (ieri rifinitura sotto lo sguardo di Totti e Monchi). L’unico enigma è: Peres o Florenzi? In attacco Perotti in vantaggio su El Shaarawy. «La Champions mostrerà il nostro vero valore», ha detto a Marca l’attaccante argentino.