Due anni e mezzo di inibizione da infliggere al presidente della Juventus, Andrea Agnelli, per i suoi rapporti non consentiti dal regolamento con gli ultrà bianconeri: e’ questa – apprende l’ANSA da fonti qualificate – la pena che il capo della procura Figc, Giuseppe Pecoraro, ha appena richiesto al tribunale federale nazionale nel processo a porte chiuse per la vicenda ‘ultrà e biglietti’.
LA VICENDA – Dopo un’estate intera, è ripartito al Tribunale federale nazionale della Figc, il processo sportivo alla Juventus e, tra gli altri, al suo presidente Andrea Agnelli. Il dibattimento, sul caso dei rapporti con gli ultrà, segue la prima seduta andata in scena lo scorso 26 maggio innanzi alla Sezione disciplinare presieduta da Cesare Mastrocola. Seduta che fu sospesa e rinviata a domani per via dell’impegno che attendeva la Juventus alla finale di Champions League contro il Real Madrid giocata il 3 giugno. Dopo aver testimoniato al processo di Torino ‘Alto Piemonte’ e poi innanzi alla Commissione Antimafia, Agnelli era stato deferito dalla Procura federale per la presunta violazione degli articoli 1 bis (lealtà sportiva) e 12 (rapporti con i tifosi), con lui deferita anche la Juventus per responsabilità diretta. Oltre a Francesco Calvo, all’epoca direttore commerciale bianconero, Alessandro Nicola D’Angelo, security manager del club, e Stefano Merulla, responsabile del ticket office juventino. Secondo il procuratore federale, Giuseppe Pecoraro, il presidente della Juventus avrebbe autorizzato la fornitura di abbonamenti e biglietti in numero superiore al consentito, favorendo così il bagarinaggio, e partecipato ad incontri con ultras, tra cui Rocco Dominello, imputato (e successivamente condannato dal Tribunale di Torino) al processo ‘Alto Piemonte’ per legami con la criminalità organizzata. Il processo riprende dunque da dove si era interrotto lo scorso 26 maggio, sicura la presenza del numero uno bianconero, da poco eletto a capo dell’Eca, l’Associazione dei club europei, che sarà difeso dagli avvocati Luigi Chiappero e Franco Coppi.