Fatto 20, facciamo pure 21: Gonalons è l’ultimo della compagnia, non s’offenda il francese ma è giusto un ordine temporale. È, anche, il segno di una filosofia che è cambiata, di una Roma che ha deciso di allungarsi come per trovare nuove vie, nuove risorse, invece di continuare a ragionare sempre secondo gli stessi concetti. Di Francesco affronta oggi la quarta fatica di campionato schierando, appunto, il 21° uomo della sua rosa. Scava scava, il turnover diventa una regola di vita, un modo di gestire energie e, chissà, pure lo spogliatoio. Il dato non è assoluto in Serie A – in testa, per dire, c’è proprio il Benevento avversario di stasera con 23 calciatori schierati, seppur con una gara in più –, ma diventa eccezionale se confrontato con la Roma della scorsa stagione. Non si fanno fatica a trovare le differenze con Spalletti. Quale sia la via migliore lo dirà il tempo: di certo c’è da dire che, al netto del cambio in panchina, l’esigenza di allungare l’organico nella scorsa primavera – nel momento dell’incrocio decisivo tra Serie A ed Europa League – fu sotto gli occhi di tutti. Ed è stata recepita in estate dalla società, nello specifico dal d.s. Monchi. E così ti accorgi che, mentre Gonalons stasera diventa in tutto e per tutto il numero 21–è curiosamente anche la sua maglia –, Spalletti chiuse il campionato scorso con 22 uomini impiegati. Dato raggiunto a fine stagione, dato che invece Di Francesco centrerà già nelle prossime settimane, non appena concederà una maglia anche a Karsdorp, ora ancora infortunato.
LA SFIDA – La tendenza è diversa, anzi, opposta. A maggior ragione guardando al particolare. Con il Verona, sabato, Di Francesco aveva cambiato mezza squadra rispetto al match con l’Atletico, 5 giocatori di movimento su 10. Stasera a Benevento altro giro, altra ruota, altri cinque cambi: Peres fa riposare Florenzi, Jesus dà il cambio a Fazio, di Gonalons s’è detto, Strootman entra per Nainggolan, in avanti Perotti si riprende una maglia. E Defrel spinge per fare il sesto uomo, il sesto cambio, se è vero che il francese insidia la voglia di riconferma di Ünder. «Devo dare nuova linfa alla squadra, ma cambiare tanto per cambiare non serve»: così Di Francesco aveva spiegato prima del Verona la sua filosofia di gestione dell’organico. Non avendo troppe gerarchie prestabilite, l’obiettivo del tecnico è quello di mantenere il minutaggio della rosa il più possibile omogeneo, per non arrivare in primavera con alcuni elementi con la lingua di fuori. La grande sfida, allora, è quella di mantenere il livello di competitività alto, nonostante il turnover. Così da arrivare a dire un giorno: sì, ho mantenuto un livello di competitività alto, grazie al turnover.