Quattro anni vissuti felicemente in Friuli, addirittura sette (con uno scudetto vinto) nella Capitale. Una fetta importante – se non decisiva – della vita calcistica di Abel Balbo andrà in scena proprio oggi pomeriggio alle 15, allo stadio Olimpico, quando la Roma ospiterà l’Udinese dell’ex Delneri per provare ad allungare la sua serie positiva. E per uno che vive ancora a Roma ma che appena può vola via a Udine, è ovviamente la partita del cuore. «Ma non chiedetemi dove si vive meglio, sono due città troppo differenti tra di loro, ad iniziare dalla dimensione – dice l’ex attaccante argentino – Io mi sono trovato benissimo in entrambi i posti, per me restano due città splendide. Anche se, a modo loro, sono diverse».
E allora, che partita si aspetta di vedere oggi? «Interessante. Per l’Udinese, è ovvio, non sarà semplice, visto il potenziale che può mettere in campo la Roma. Ma attenzione, non sarà semplice neanche per i giallorossi. L’Udinese l’ho vista contro il Milan, è una squadra quadrata, ostica. Non sarà facile da superare».
La Roma però è in crescita… «I giallorossi migliorano di gara in gara, le ultime due vittorie aiutano a lavorare con più serenità. C’è da migliorare ancora qualcosa, ma come in tutte le squadre ad inizio stagione».
Di Francesco si sta prendendo qualche rivincita importante rispetto allo scetticismo iniziale… «Eusebio si è guadagnato la Roma con i risultati e il lavoro. È un allenatore capace e un ragazzo intelligente, per me è un’ottima scelta. Certo, non avrà l’esperienza che aveva Spalletti ad alti livelli, ma conosce bene la piazza. E poi nelle prime partite ci sta anche non giocare bene. I giallorossi, però, hanno faticato solo con l’Atletico. Ma stiamo parlando di una squadra che viene da due finali di Champions in 4 anni, non di un club di B. Poi, con Verona e Benevento hanno vinto con la sigaretta in bocca».
Lei che è stato allenato da Zeman, che differenze nota? «Per me sono diversi. Nel senso che lo schema è lo stesso e magari anche alcune indicazioni ai giocatori sono simili. Ma la filosofia è molto più italiana. Di Francesco sa che le partite si possono vincere anche 1-0, non è detto che si debbano per forza segnare 7-8 gol. Sa che le gare vanno gestite, è molto più equilibrato del boemo».
Da bomber, Dzeko può ripetere i risultati della scorsa stagione? «Edin sta facendo molto bene, anche se l’anno scorso ha fatto qualcosa di straordinario. Ha ripreso da dove aveva finito, sarà ancora fondamentale. Anche perché, per me, un altro centravanti come lui la Roma in rosa non ce l’ha».
Schick, quindi, lo vede più come esterno? «Al di là del ruolo, Schick è un ragazzino. Con tanto talento, ma ancora giovanissimo. Va gestito senza bruciarlo, avrà bisogno di un anno di ambientamento in una piazza difficile come Roma. Da questo punto di vista, Di Francesco è una garanzia per la sua crescita. Il futuro poi sarà suo, ma non il presente. E non sarebbe neanche giusto caricarlo subito di pressioni e responsabilità».
Quindi, Dzeko può rivincere la classifica dei marcatori? «Di certo lotterà fino alla fine per il bis, anche se secondo me il favorito è Mertens: segna tanto, gioca in una squadra perfetta, che produce calcio. Nella corsa, però, ci sono anche Icardi, Belotti e non dimenticherei Higuain. Nonostante la falsa partenza del bianconero».
Davanti, invece, l’Udinese si affida a Maxi Lopez… «Un centravanti di esperienza, anche se secondo me uno che può fare molto bene è Bajic. E poi mi piacciono molto De Paul e Fofana, due giocatori che da Udine presto prenderanno il volo per andare a giocare in qualche grande club».
Che campionato si aspetta dall’Udinese? «Non faticherà a centrare l’obiettivo salvezza, anche perché in fondo vedo squadre desolanti. Sono deluso da Sassuolo, Verona, Benevento… E comunque Delneri è molto preparato, farà ancora bene».
Per chiudere, chi vincerà il campionato? «Per me Juventus, Napoli e Roma sono ancora un gradino più avanti delle due milanesi. Che, comunque, si sono avvicinate molto. Di certo, il campionato sarà molto più equilibrato che in passato. Speriamo solo non rivinca la Juventus: 7 titoli di fila non sarebbe una bella pubblicità per il calcio italiano».