Attaccante che segna non si cambia. E’ una vecchia regola degli allenatori di tutto il mondo, figuratevi se Di Francesco adesso decide di mandare in panchina Stephan El Shaarawy che contro l’Udinese ha segnato i primi gol italiani della stagione della Roma. Tanto più che Perotti ha dieci punti di sutura sulla gamba e non è al meglio: dovrebbe essere esentato dalla trasferta di Baku.
CASA SUA – La doppietta di sabato, celebrata con una serata in un locale in zona Corso Trieste, è capitata nel momento giusto, alle pendici della settimana più familiare. Domenica sera El Shaarawy tornerà da avversario a San Siro contro il “suo” Milan, a cui ha già regalato dispiaceri in entrambe le escursioni precedenti: un gol nell’ultima del campionato 2015/16, peraltro applaudito dagli ex tifosi, e uno nella scorsa stagione, per suggellare una delle più belle vittorie della storia romanista a Milano. Ma prima, attenzione: El Shaarawy conosce molto bene anche i territori azeri. E proprio a Baku ha festeggiato il primo gol “ufficiale” con la Nazionale, il 10 ottobre 2015 nelle qualificazioni europee, quando ancora vestiva i colori del Monaco. E a proposito, tanto per non farsi mancare nulla: sempre a Baku, ma in uno stadio diverso, ha già battuto anche il Qarabag con la maglia del Monaco, un mese dopo aver frequentato l’Azerbaigian come giocatore della Nazionale.
FIDUCIA – Eppure non è stato così semplice recuperare posizioni nella Roma. El Shaarawy ha trascorso un’estate piena di dubbi perché Monchi aveva comprato diversi attaccanti (Defrel, Ünder, Schick) cedendo soltanto Salah. Temeva di non essere adeguatamente considerato ed è stato tentato di andare via. Ma è bastato un colloquio a quattr’occhi con il direttore sportivo e con Di Francesco, che sabato lo ha definito il suo «attaccante ideale», per capire che avrebbe ottenuto spazi importanti nella formazione iniziale. Se finora ha giocato solo due partite da titolare è stato perché, sempre in estate, ha perso quasi un mese di preparazione atletica per colpa di un mal di schiena infido, che andava e veniva senza lasciarlo lavorare in pace sul campo. Una volta ritrovata la condizione atletica, El Shaarawy è tornato un plusvalore per la squadra e sabato, contro l’Udinese, è rientrato di forza nel cuore del gioco – 59 palloni toccati, uno in più di un centro nevralgico come Nainggolan – e di conseguenza nella classifica dei marcatori.
SERENO – Ma dietro alla disciplina tattica e alla brillantezza tecnica si cela pure la serenità di un ragazzo ritrovato. Da qualche mese El Shaarawy si è liberato di una piccola preoccupazione nella vita privata e da quel momento ha ricominciato a marciare spedito, meritandosi la chiamata in Nazionale da parte di Ventura con la prospettiva concreta di andare al Mondiale. Se con Spalletti aveva stabilito un bel feeling (fu proprio il vecchio allenatore a telefonargli per convincerlo a firmare per la Roma), con Di Francesco la sua posizione è addirittura migliorata: «Se gioco così bene, è merito dell’allenatore» ha detto sabato El Shaarawy, con la sua voce da faraone gentile.
RICERCA – Mercoledì contro il Qarabag potrà anche dedicarsi alla ricerca del primo gol in Champions con la maglia della Roma. Ne ha segnati già 4 in 19 partite, ma divisi tra Milan e Monaco. Dopo le 2 reti in Euroleague firmate nella scorsa stagione, El Shaarawy punta ad alzare l’asticella. Sarebbe il miglior modo per conquistare i tifosi della Roma, il ct della Nazionale e anche magari un rinnovo contrattuale. Il fratello – manager finora ha solo accennato qualche discorso con Monchi, non c’è tanta urgenza visto che il legame dura fino al 2020, ma l’idea di continuare insieme c’è: Roma è ormai una seconda casa per ElSha. Quasi come Baku.