Come all’Olimpico, come in Curva Sud. Una cosa mai vista, una cosa pazzesca. Ultimo a essere chiamato in campo, ultimo a essere nominato: lo speaker georgiano urla il nome di battesimo allungandolo ad arte, Francescoooo, e i 50.000 di Tbilisi rispondono in boato «Totti!». E non aveva ancora segnato, perché non ne aveva avuto il tempo. Si è emozionato o almeno sorpreso anche lui, dentro a quella maglia azzurra che sfoggiava gli ornamenti abituali – numero dieci, fascia da capitano – scoprendo di essere eroe anche dentro al Raccordo Anulare di Tbilisi, a quattro ore di volo da casa. L’entusiasmo per la leggenda romanista si è manifestato in maniera così travolgente, fragorosa, da suscitare passione eccessiva: nel finale un giovane tifoso ha invaso il campo solo per abbracciarlo, prima di essere allontanato dalla sicurezza.
FESTA – Arrugginito, inevitabilmente, ma asciutto dopo 4 mesi di inattività agonistica, Totti è stato schierato dal ct della Grecia campione d’Europa nel 2004, Otto Rehhagel, in una batteria di trequartisti composta da Jankulovski a destra e Rivaldo sinistra, con Toni unica punta. Nella ripresa però è passato a fare il centravanti alla sua maniera, con l’amico Delvecchio alla sua sinistra e Rivaldo scalato dalla parte opposta, fino al tiro vincente da fuori area all’angolino che ha lasciato immobile Abbiati. E’ stato coinvolgente, per lui e per chi lo ha visto dalla tribuna, a cominciare da quel giovane giornalista georgiano che ha sfidato il freddo pur di mostrare la maglia originale di Totti a maniche corte con lo scudetto sul petto (quindi della stagione 2001/02). Anche nell’amichevole di beneficenza organizzata da Kakha Kaladze, applaudito e insieme fischiato per la sua candidatura da sindaco di Tbilisi, Totti ha lasciato qualche traccia che ha divertito il pubblico. Rehhagel lo ha sostituito solo all’ultima azione perché gli fosse tributata l’ultima ovazione.
OLÈ – La curiosità nei suoi confronti alimentava una specie di “ola” a ogni calcio d’angolo. Figurarsi per un colpo di tacco (a Oddo) o un palleggio con apertura volante (Di Livio). Le perle? L’assist per il 2-1 della selezione All Stars, una verticalizzazione di prima senza guardare per l’inserimento dell’inesauribile Salgado, e il successivo passaggio filtrante per Jankulovksi, poi troppo timido davanti a Sebastiano Rossi. A proposito dei due portieri con lo stesso nome di battesimo, Rossi e Frey, beh, diciamo che hanno un po’ smarrito il fisico da atleta. Non l’istinto da sentinelle però: Rossi ha negato un tentativo di cucchiaio proprio a Totti mentre Frey si è meritato uno scherzoso “vaffa” di Shevchenko, tra i più amati da queste parti, per aver neutralizzato un pallonetto ben concepito. Ci teneva Sheva a far gol, nel giorno del compleanno numero 41.
DUELLO – E siccome Salgado, ex terzino destro del Real Madrid, è stato uno dei migliori, dall’altra parte non poteva che replicare Cafu, in gran forma a dispetto dei 49 anni e autore di un bel gol, un cucchiaio stavolta riuscito, a Frey. Altre pillole della serata: Maldini ha indossato la fascia di capitano della selezione “georgiana” per poi lasciarla al padrone di casa Kaladze, Toni ha toccato due palloni e segnato altrettanti gol, il nonnetto della partita Vierchowod a 58 anni ha giocato un tempo tenace, il guerriero Annoni detto Tarzan si è infilato con classe in un’orchestra composta da tanti suonatori d’élite. In fondo era una festa. Di nostalgia.