Tor di Valle, atto secondo. La nuova conferenza dei servizi chiamata a bocciare o approvare definitivamente il progetto del nuovo stadio riparte con gli stessi dubbi che avevano portato, pochi mesi fa, alla prima, netta, stroncatura dell’operazione calcistico-immobiliare sognata da James Pallotta e dal costruttore Luca Parnasi. A partire dalla mega-falla nel piano trasporti. L’ostacolo principale si chiama “Ponte di Traiano”, vale a dire il collegamento sul Tevere che avrebbe dovuto cucire i due lembi del fiume per evitare che la circolazione nella zona, già fin troppo congestionata, vada in tilt per colpa dello stadio e di quel gigantesco complesso di negozi, uffici e alberghi che i privati vorrebbero costruirci accanto. Una sorta di “Serpentone”, modello Corviale, da mezzo milione di metri cubi, in violazione del Piano regolatore generale.
LE CARTE – Il ponte di Traiano era previsto nel primo progetto, quello con le volumetrie ancora più spropositate, poi cassato dal M5S e riscritto insieme ai proponenti a caccia di maggior fortuna nell’iter di approvazione. In questa seconda versione del progetto, il ponte non c’è. Anche se i tecnici di diverse istituzioni, locali e nazionali, hanno fatto capire che è fondamentale per “reggere” l’impatto dei flussi di traffico collegati allo stadio e al nuovo quartiere commerciale tutt’intorno. Lo hanno scritto molto chiaramente anche gli esperti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, quando hanno sfornato un parere negativo alla vecchia conferenza dei servizi. Mettendo agli atti che senza ponte, il progetto «non garantisce un miglioramento delle condizioni di deflusso sulla viabilità esistente» e, pertanto, per i tecnici del Mit «non può essere accettabile un loro degrado conseguente all’intervento» e «non si può concordare, da un punto di vista tecnico funzionale, con la realizzazione del nuovo stadio, senza la preventiva e propedeutica realizzazione del nuovo svincolo Parco de Medici-Stadio e del ponte di Traiano». Concetti condivisi anche dagli uffici della Mobilità capitolina. Finora i privati, con il placet della giunta M5S, hanno provato a giocare la carta del Ponte dei Congressi, un’opera, è bene ricordarlo, finanziata con risorse del governo, soldi pubblici insomma. Per l’amministrazione grillina e i proponenti basterebbe questo collegamento anche per lo stadio; ma gli stessi progettisti del Ponte dei Congressi, che fanno capo alla partecipata comunale Risorse per Roma, sono convinti che la “loro” opera non basti a compensare il nuovo insediamento proposto dai privati. E che il Ponte di Traiano sia indispensabile per la viabilità intorno allo stadio. Il ponte, però, al momento è «definanziato». Esiste nelle carte, ma nessuno si è impegnato a realizzarlo. Ed è questo il principale nodo da sciogliere in questa seconda conferenza dei servizi, che dovrà esprimersi entro 90 giorni, salvo proroghe. Al termine del vertice di ieri, nessuno si è sbilanciato. Fabio Pacciani, il rappresentante unico di Roma Capitale, ha espresso solo un giudizio tecnico: «È stato avviato il procedimento di conferenza di servizi, entro il 16 ottobre devono essere presentate le integrazioni».