Anno dopo anno, stagione dopo stagione, sempre lì ad osservare e scoprire i giovani talenti. Alberto De Rossi sta per iniziare la sua 14ª stagione alla Roma, quanti giocatori diventati grandi grazie a lui: «Il merito è di tutta l’organizzazione, io intervengo solo nella parte finale».
E’ meglio vincere un trofeo o vedere esordire un ragazzo in prima squadra? «L’emozione del giocatore che esordisce tra i grandi, ma anche quando abbiamo vinto lo scudetto è stato bellissimo. Noi puntiamo a vincere portando i ragazzi in prima squadra».
E’ difficile ricominciare ogni anno senza gli uomini migliori? «Molto, ma è normale. Ogni anno c’è la curiosità di scoprire ragazzi nuovi».
Quanto sono importanti la collaborazione tra le categorie e la continuità? «Basta saltare una fase e viene a mancare tutto il meccanismo, bisogna lavorare tutti verso un’unica direzione. Col passare degli anni si diventa specialisti di una categoria, quando c’è continuità i risultati si vedono».
Ha la sensazione che in Italia sta cambiando qualcosa riguardo ai giovani? «Mi sembra che ci sia la volontà di fare qualcosa, anche se non vedo ancora grossi progetti».
Che ne pensa della riforma dei gironi Primavera? «La trovo positiva. Se un campionato è più competitivo, il ragazzo sarà pronto per inserirsi in una prima squadra. Io sono a favore delle seconde squadre».
Che idea si è fatto degli sfoghi di Cardella e Nolano della Lazio? «Non me la sento di parlare di quello che avviene in altre squadre. Noi abbiamo un’alta percentuale di romani: l’anno scorso erano il 92%, ma secondo me se un giocatore è forte bisogna prenderlo anche se straniero».
Da dove riparte questa Roma? «Dal gruppo dei ‘98 ai quali si aggiungono i due ‘97 Soleri e De Santis e alcuni ‘99».
Qual è il più bel ricordo dell’anno scorso? «Giocare la Youth League ha un sapore particolare, ma scelgo la semifinale contro l’Inter».
Che vetrina è la Youth League? «Abbiamo affrontato squadre con ragazzi che giocavano in B e in C. Questo fa crescere ancora di più i nostri giovani».
Qual è la caratteristica principale della Roma? «Il carattere e la capacità di fare gioco. Insegniamo a far girare palla fin dalle categorie più basse».
La favorita per lo scudetto? «Al di là delle solite, dico il Milan».