C’è tanta poesia negli occhi e nell’eloquio di Eusebio Di Francesco quando nella conversazione entra la parola Roma. Nel corso della chiacchierata al Firenze Football Festival, tra i turisti che affollano Piazza della Repubblica, Di Francesco ha raccontato i motivi del suo ritorno. Del suo secondo ritorno, dopo la breve esperienza da team manager a Trigoria: «E’ stata una scelta di cuore. Avrei potuto lavorare in altre squadre in altre realtà ma io do molta importanza al lato umano delle mie decisioni. A Roma io non alleno una squadra, alleno una città. Qui era scoccata una scintilla già quando ero calciatore e conobbi Franco Sensi».
CULTURA – Non è il Gep Gambardella della Grande Bellezza, insomma. «Semplicemente non credo che il disincanto sia una condizione necessaria per vincere – spiega – però non sono neanche il tipo che va dietro alle chiacchiere. Se dovessi dar retta a tutto quello che mi viene detto, farei più errori di quelli che già mi capita di commettere. Perché, vedete, l’allenatore migliore non è quello che non sbaglia ma è quello che sbaglia meno». Paolo Condò, il giornalista che lo sollecita, gli domanda del salto tra Sassuolo e Roma: «E’ evidente che a Roma tutti siano più esigenti ma anche al Sassuolo le pressioni c’erano. Non è un problema per me: un allenatore sa di avere una responsabilità che consiste nel raggiungere dei risultati». Ridimensiona, Di Francesco, anche il luogo comune dei media come elemento negativo: «E’ ora di finirla con questa storia. Ognuno fa il proprio lavoro e non è giusto puntare il dito contro i giornalisti. E’ falso che la stampa influenzi i risultati. Certo, a volte nemmeno io condivido quello che viene scritto e detto. Certi giudizi, certe analisi. Ma fa parte del gioco e dei ruoli. Se tutti avessimo sempre la stessa idea ci sarebbe qualcosa di strano… Semmai sono i calciatori ad essere attenti alle vostre pagelle, magari loro ci tengono a essere valutati bene. Io accetto i giudizi anche quando il titolo di un giornale può mettermi in difficoltà».
IL TEMPO – Non chiede pazienza per la sua Roma ma sottolinea, ricordando la diatriba con Dzeko, come sia «il tempo a dare forza al lavoro. Con i risultati si crea fiducia». E poi sembra inviare un messaggio al suo presidente, James Pallotta, in vista della prossima estate: meno tournée, più allenamenti. «Non voglio che sia un alibi per la squadra – ricorda – ma di solito a scuola si passa dal facile al difficile. Noi invece, con un allenatore nuovo, abbiamo subito affrontato Psg, Tottenham e Juventus. Essendo arrivato a metà giugno mi sono dovuto adattare…». In futuro magari sarà diverso, pensando anche allo stile del Napoli di Sarri: «Però anche noi siamo competitivi, sia chiaro. E vogliamo puntare al massimo già sabato».