Welcome to Chelsea Fc. Antonio Conte bacia la coppa del potere, che è il trofeo della Premier League: è la gigantografia che accoglie i visitatori all’ingresso della piccola sala conferenze di Stamford Bridge, una costruzione imponente incastrata tra le case del quartiere di Fulham, piuttosto lontano dalla vera Chelsea, quella dei ricchi. Edin Dzeko qui non è mai stato fortunato da avversario, con il Manchester City. E in generale, al Chelsea non ha mai segnato in tutta la carriera. Ha fatto gol ad altre 89 squadre, parlando solo di club, non al Chelsea.
CI PROVO – Il passato è una terra straniera, il futuro magari sarà più familiare. Edin Dzeko sorride davanti alla curiosa statistica: «Nemmeno le avevo contate, le squadre a cui ho segnato. Comunque se nella lista manca il Chelsea, che è una delle migliori d’Europa, per me è uno stimolo in più. Significa che dovrò impegnarmi al massimo per regalare alla Roma un risultato positivo». A chi sosteneva che non avesse feeling con Di Francesco ha risposto sul campo. Ma anche ieri, durante la chiacchierata della vigilia, ha scherzato spesso con l’allenatore, tra cenni d’intesa e pacche sulle spalle. Interessante, in questo clima gioviale, è la sua disamina su se stesso, sollecitata dalla domanda di un cronista inglese: «Come dite voi, the older the better». Invecchiando si migliora. «Onestamente mi sento un calciatore più forte rispetto a quando sono andato via dal Manchester City. Ho 31 anni ma non credo di essere vecchio e a Roma ho imparato cose nuove, grazie ai miei compagni».
TIENILO FUORI – La conferenza, sotto gli occhi del terzetto dirigenziale, diventa presto un One Edin Show. Marcos Alonso lo ha designato come rivale più temibile, i giurati del Pallone d’Oro lo hanno messo in nomination, Dzeko accetta con orgoglio gli apprezzamenti arrivati dall’esterno: «Sono fiero di far parte della lista dei 30 ma so che non vincerò…». E gli scappa un’altra risata. «Ringrazio Alonso ma ormai è tardi per lasciarmi a casa, sono qui… Scherzi a parte, al Chelsea toglierei almeno cinque giocatori, sono tutti forti. Come Morata: non sta bene, perché non lo tenete a riposo per la prossima partita?». Chiusura in bellezza sulle cento partite con la maglia della Roma che si celebrano proprio a Londra: «E’ bello aver raggiunto questo traguardo. In pochi avrebbero pensato che avrei giocato così tanto in questa squadra, dopo un primo anno così deludente». E non è una polemica ma una presa di coscienza: «Speriamo di festeggiare stasera a fine partita». Se Conte permette.