«Amazing, amazing». Lo urla e lo ripete in tutte le lingue, Edin Dzeko. Incredibile, esaltante, favoloso. E chi ha altri aggettivi si accomodi pure per glorificare la serata magica di un attaccante che a Stamford Bridge, nella “sua” Inghilterra, ha presentato alla Champions League tutte le credenziali della nomination al Pallone d’Oro. Un movimento sulla profondità che fa piangere di gioia ogni allenatore, tranne quello avversario, ha prodotto un sinistro al volo inafferrabile anche per un portierone come Courtois. Un gol alla Van Basten, per chi rammenta la meraviglia della finale dell’Europeo ’88. E poco dopo, mentre il Chelsea annaspava terrorizzato, si è infilato di testa sul solito assist dell’amico Kolarov per perfezionare il blitz perfetto e meritarsi il boato travolgente della curva italiana. «Ma di Edin mi è piaciuta la disponibilità per i compagni più che i gol: io so che è un attaccante devastante» osserva il suo allenatore, Di Francesco, che lo stimola a dare ancora di più.
RIMPIANTI – Peccato per lui che poi la Roma rabberciata di questi tempi non sia riuscita a conservare quel tesoro, un doppio colpo che avrebbe avvicinato di molto la qualificazione agli ottavi. Peccato che Dzeko stesso, su un cross molto ben concepito di Bruno Peres, non abbia spizzato nel verso giusto il pallone, perché sarebbe stato un pazzesco 4-3. Ma in una notte di fantastico romanismo, tra i 2.300 tifosi che proprio a pochi metri dalla porta del Chelsea hanno assistito all’illusione senza perdere l’orgoglio, bisogna soprattutto guardare alle cose belle. E se fosse nata proprio nella trasferta più difficile la Roma di Eusebio Di Francesco? «E’ stata una serata splendida» ammette Dzeko subito dopo il fischio finale, faticando a divincolarsi dagli abbracci dei compagni e degli altri dipendenti della Roma. «Ci dispiace ovviamente per i gol subiti, avremmo potuto vincere. Ma anche un punto va bene. Ora sotto con il Torino, concentriamoci sul campionato, poi ripenseremo alla Champions League e al Chelsea. Lavoriamo e andiamo avanti».
FILOTTO – Non aveva mai segnato al Chelsea, che ora è diventata la novantesima vittima della sua carriera. Aveva scherzato sull’argomento alla vigilia e sembrava quasi un visionario quando auspicava di poter festeggiare alla fine della partita la sua centesima partita con la maglia della Roma. «E’ bello per me aver cancellato questo zero… Mi sono riscattato rispetto alle medie che avevo con il City – continua Dzeko – evidentemente il calcio italiano mi ha migliorato molto e devo riconoscere di essere un giocatore più forte da quando ho imparato a capire il vostro campionato». Anche i dirigenti scherzavano a fine partita negli spogliatoi di Stamford Bridge, benedicendo la rimozione del sortilegio-Chelsea.
NUMERI – Aveva ragione Dzeko, insomma, su tutto. Ieri mattina aveva risposto piccato sui social network a un commento severo del Guardian, prestigioso quotidiano inglese, che gli rimproverava di non correre abbastanza. E non si sbagliava pure quando diceva di sentirsi più forte che mai. Perché in questo inizio di stagione si sta elevando su livelli che nemmeno lui pensava di poter sfiorare: 10 gol nelle prime 10 partite stagionali. A queste medie potrebbe battere il record personale stabilito non più tardi di qualche mese fa, spingendosi a quota 39 nel 2016/17 nella quale però (preliminare escluso) era rimasto fuori dalla Champions League. Ma intanto si gode la squadra: «Ho notato uno scatto nella mentalità. Eravamo a Londra e sembrava che giocassimo in casa».