Uno è un giocatore affermato, da anni conosciuto e stimato nel calcio europeo. L’altro è un calciatore che si deve ancora costruire e che dal calcio europeo, neppure troppo tempo fa, voleva scappare per tornarsene in Brasile. Non potrebbero essere più diverse le storie di Gonalons e Gerson, ma nella notte di Londra si sono ritrovate su due rette parallele. La prestazione contro il Chelsea ha dato tanta fiducia alla Roma tutta, ma a loro un po’ di più. E se per Gonalons era prevedibile («si sta ambientando, ero certo che avrebbe dimostrato il suo valore», ha detto ieri l’agente), la prestazione di Gerson è stata una sorpresa per tanti. «Ma non per me», ha spiegato Di Francesco, che ha iniziato a lavorare con il brasiliano dal primo giorno di ritiro a Pinzolo e oggi, tre mesi e mezzo dopo, inizia a vederne i frutti.
PRIMO PASSO – L’investimento che la Roma ha fatto per prenderlo resta importante – venti milioni, commissioni comprese –, ma adesso si inizia a parlare di lui non solo per i soldi, il carattere particolare o i rifiuti al Frosinone o al Lille, quasi un anno dopo la partita da titolare a Torino contro la Juventus, si inizia a parlare del Gerson calciatore. Che deve ancora crescere e migliorare tanto, che faticherà a trovare spazio ma che può essere, almeno per ora, una valida alternativa. Ha già messo insieme le presenze in campionato dello scorso anno (4) ed è a tre partite di fila, una rarità per lui. Per Gonalons, invece, era stata una rarità commettere tanti errori a Baku: con il Chelsea, partito non benissimo, ha preso in mano le chiavi del centrocampo, facendo dimenticare, prima di tutto a se stesso, gli errori del passato. È solo il primo passo però, ha ricordato Di Francesco, ma intanto De Rossi può permettersi di rifiatare e Gerson può permettersi di essere considerato uno del gruppo, anche quando torneranno gli infortunati e la concorrenza sarà spietata.