«Abbiamo indovinato un acquisto e trovato un grande uomo, un professionista vero. Vorrei farvi vedere come si allena. È un esempio per i giovani, ha una costanza di prestazione unità a una qualità impressionante. A chi è venuto in mente di prenderlo? È stata un’idea di tutti, siamo una squadra in tutto». Eusebio Di Francesco ha fatto saltare ad Aleksandar Kolarov 17 minuti su 630 in campionato (contro l’Udinese, sul 3-0 per la Roma) e gli ha fatto giocare 270 minuti su 270 in Champions League. Il difensore serbo ha risposto con prestazioni sempre convincenti e con due gol pesantissimi, contro Atalanta e Chelsea. Il commissario tecnico della Serbia, Slavoljub Muslin, non è stato da meno: 360 minuti su 360 in stagione, accompagnati da due gol contro Irlanda e Moldavia fondamentali per la qualificazione diretta al Mondiale di Russia 2018. Aleksandar Kolarov è, a conti fatti, il miglior acquisto del campionato italiano 2017- 2018: la Roma ha dovuto spendere 5 milioni di euro (più uno di bonus) finiti nelle casse del Manchester City, garantendo al giocatore un contratto triennale da 2,5 milioni a stagione. Soldi benedetti. Come ha detto il direttore sportivo Monchi: «Con Kolarov sono bastati cinque minuti per metterci d’accordo».
Quello che colpisce è la personalità del giocatore, che è molto di più di un semplice terzino. Nella Roma è una specie di regista offensivo aggiunto, oltre che un grande lavoratore. Contro il Chelsea è il giallorosso che ha toccato più palloni (99) ed è in testa in altre quattro statistiche: più cross effettuati (4), più intercetti (2), più contrasti vinti (3) e più dribbling positivi (4, con il 100% di riuscita). Per la prima volta in carriera ha segnato e servito un assist nella stessa gara di Champions League. Il gol è la traduzione sul campo del motto serbo «Lako cemo», traducibile con «Ce la facciamo facile». Con la Roma sotto 0-2, Kolarov si è praticamente fatto un auto-assist, superando Azpilicueta e lanciandosi da solo verso la porta avversaria per poi scaricare un sinistro imprendibile. Chi fa da sé, fa per tre. L’assist è arrivato, su calcio di punizione, per l‘amico Edin Dzeko: una traiettoria perfetta per il colpo di testa del centravanti bosniaco, che con Kolarov aveva già giocato nel Manchester City. Un’amicizia che dimostra come le nuove generazioni siano riuscite a convivere dopo la guerra dei Dieci anni nei Balcani. Non ci sono più tracce, intanto, dei contestatori di Kolarov per il suo passato nella Lazio (82 e 6 gol in serie A). Il romanista numero uno, Francesco Totti, è stato il primo a dare il benvenuto a Kolarov a Trigoria. «Che cosa ci fai qui?», gli ha detto ridendo e dandogli una pacca sulla spalla. Sapeva già che Aleksandar avrebbe risposto sul campo.