Lo scorso anno questa partita fu il punto più basso della sua carriera romanista. Edin Dzeko al Grande Torino la scorsa stagione sbagliò un po’ tutto e forse anche qualcosa in più. Tanto che a fine gara Spalletti fece capire che la partita dopo sarebbero cambiate tante cose. La partita dopo, però, Dzeko giocò ancora. Segnando contro l’Inter il primo dei due gol con cui i giallorossi vinsero, festeggiato in modo colorito (eufemismo) da De Rossi, pronto a difenderlo contro tutti e tutto. Oggi Dzeko torna proprio lì, sul campo che poteva decretare la sua «fine» e che invece ha segnato la sua rinascita. Già, perché da quel momento in poi il centravanti bosniaco ha iniziato a segnare a raffica, a dare un calcio a tutti i pregiudizi ed i dubbi sul suo conto ed a prendersi la Roma. Esattamente come oggi, dove Edin è uno dei pochi insostituibili di Di Francesco.
COME BATI – Anche oggi Edin sarà lì, al suo posto, al centro dell’attacco giallorosso. Per provare a segnare, a festeggiare, a vincere una partita chiave. Il gol segnato al Chelsea, il primo dei due, ha aperto nell’immaginario di molti un paragone illustre, quello con Gabriel Omar Batistuta, l’attaccante argentino protagonista del terzo scudetto romanista. «Ma sono due giocatori differenti – dice Eusebio Di Francesco, l’allenatore della Roma – Bati viveva dentro l’area ed era più potente, da trenta metri era anche capace di spaccarti la porta. E poi di testa era fortissimo, colpita la palla sempre molto forte. Edin invece ha più qualità tecnica, sa anche mandare i compagni in gol, Bati era più bravo a farli. Credo che Dzeko ora abbia unito le due cose e le stia portando bene avanti, anche se la cosa che ho gradito di più della sua partita di Londra è la predisposizione a giocare con la squadra, ad aggredire come voglio».
COME MARCO – Anche se poi, però, per Di Francesco il paragone vero è con qualcun altro. Sempre centravanti, sempre di grande pregio, sempre nella gallery dei più forti: «Se devo paragonare Dzeko a qualcuno per caratteristiche tecniche allora dico Van Basten. Per come calcia, destro e sinistro. E per come si muove. Con le dovute proporzioni, mi ricorda proprio lui. E mi auguro che possa diventare vincente come lui. Lo dico per me e per la Roma». Del resto, Van Basten era il cigno di Utrecht, Dzeko è quello di Sarajevo. I tratti distintivi sono davvero simili e Di Francesco ha ragione a metterli vicini. Con le dovute proporzioni, ci mancherebbe. Ma forse anche fino ad un certo punto.