È stato un buon profeta, Eusebio Di Francesco, che alla vigilia del match col Torino voleva una vittoria «sporca». La vittoria, l’undicesima consecutiva in trasferta (eguagliato il record stabilito nella stagione 2006-07 dall’Inter di Mancini) dove la Roma in questo campionato non ha ancora subito gol, è arrivata. Con un gioco meno brillante rispetto a quello espresso a Londra, ma ieri contava solo il risultato. «Abbiamo vinto – l’analisi di Di Francesco-su un campo non facile. Mi aspettavo una partita di questo genere, qualcosa si paga con partite infrasettimanali come quella con il Chelsea. Siamo stati poco lucidi, ma abbiamo tenuto in mano la gara». Tre punti importantissimi per la classifica, dopo il passo falso col Napoli. «Si parla di scudetto a giorni alterni. Una settimana fa eravamo fuori da tutto, oggi siamo in corsa per tutto. Io trasmetto equilibrio alla squadra e intanto mi godo la crescita del gruppo, che comincia ad essere importante. Mi fa piacere che i ragazzi credano allo scudetto, ma l’importante è l’atteggiamento. Mi piace la mentalità e il desiderio che ha la squadra di andare a prendere gli avversari e di lavorare insieme nelle due fasi, anche se dobbiamo migliorare nella finalizzazione».
La vittoria assume un significato ancora più importante alla luce delle molte assenze. In extremis anche Dzeko ha rischiato il forfait per un virus intestinale. «Non avevamo difensori centrali, ha esordito Moreno che ha fatto una buona gara: è il segnale che il lavoro paga. Siamo saliti quando dovevamo e abbiamo messo in fuorigioco il oro attaccanti. Dzeko è stato male tutta la mattina ma ha voluto giocare. Volevo dare compattezza alla squadra, credo di esserci riuscito: tutti si mettono a disposizione e lavorano per essere titolari. Questa è la nostra forza». Tra i migliori, il brasiliano Juan Jesus. «Credo sempre in quello che faccio e lavoro sodo. Devo migliorare perché non sono una macchina, ma sbaglierò di meno. Se in campo ci aiutiamo, anche chi sta in più in difficoltà riesce a tornare».