Durante la sua carica di Primo Ministro inglese, oltre a varare il Reform Act del 1832 ed abolire la schiavitù l’anno successivo, pare che Charles Grey si sia interessato parecchio di rapporti diplomatici con l’Oriente. Da buon ex Ministro degli Esteri peraltro. Le leggende sono tante e disparate. Dagli omaggi che da là arrivano e si mischiano durante un trasporto navale, ad amici che di là sono originari e che tentano di bilanciare l’eccesso di minerali dell’acqua delle loro residenze inglesi.
Invece, a quanto dice l’Oxford English Dictionary, Charles Grey non c’entrerebbe niente con l’aroma di tè che porta il suo nome. Pare che i frutti di bergamotto fossero usati già una decina di anni prima per migliorare tè di scarsa qualità. Quindi non è neanche detto che la produzione del famoso Earl Grey (dal titolo nobiliare che prese quando diventò membro dei Lords) fu commissionata da Charles Grey alla più famosa azienda produttrice inglese di tè, la Twinings. Che non registrò il marchio perché all’epoca non si usava, ma che ne fa ancora oggi uno dei propri prodotti di punta.
Oggi e anche probabilmente 30 anni fa, quando esce il famosissimo spot degli allievi della Twining School. Il jingle diventa di grande successo e verrà reso ancora più famoso quando la propria parodia diventerà l’inizio del testo di una delle tante grandi canzoni che gli Elio e Le Storie Tese lasceranno dietro di loro, dopo l’addio alle scene annunciato nei giorni scorsi. “Il calcio è un grande rito che devi rispettar, l’Europa ne impazzisce e negli Stati Uniti lo vorrebber popolar”, cantavano nella loro Nessuno allo stadio, una delle molteplici occasioni in cui hanno messo la loro musica a disposizione di una delle loro grandi passioni: il calcio.
“Nessuno sugli spalti, nessuno in panchina, nessuno palleggia, nessuno che moviola”, se c’è qualcosa che la cultura anglosassone non è riuscita a trasferire agli americani, oltre al tè, è proprio il calcio. Che, faticosamente, più di 20 anni dopo i Mondiali di USA ‘94 (occasione per cui fu scritto il brano, che diventò sigla di Mai dire Mondiali con la Gialappa’s Band su Italia 1) comincia a farsi notare tra i tanti interessi sportivi a stelle e strisce. Ironizzare sul disinteresse locale, all’epoca, risultava piuttosto attuale.
“Nessuno allo stadio, nessuno bagarino, nessuno realizza, nessuno fluidifica. Nobody at the stadium”, come sembrava fosse mercoledì sera a Stamford Bridge. Quando persino dalle dirette televisive era molto distinguibile la voce dei tifosi romanisti. Proiezione di quanto succedeva in campo, dove la squadra faceva la partita. I gol, che purtroppo non è che non contino niente, però li faceva il Chelsea.
Detto questo, quella della Twinings non è l’unica citazione che gli Elio e Le Storie Tese inseriscono. Naturalmente. Qui torniamo all’innovativa comunicazione pubblicitaria degli anni ’80 che, tra i tanti, ha anche il merito di lanciare una modella nativa della Guadalupa. Madre caraibica e padre asiatico, famiglia benestante, sesta di undici tra fratelli e sorelle. Inizia la carriera in Francia, poi approda in Italia e la sua prima trasmissione è Popcorn, il contenitore musicale di Canale 5. Gira diversi spot pubblicitari ma quello che più rimane impresso è quello delle Morositas.
Ben otto anni più tardi Helena Viranin, in arte Cannelle, viene scelta come valletta per presentare il Festival di Sanremo insieme a Pippo Baudo e Anna Oxa. Questa edizione della manifestazione canora più famosa d’Italia ha una sola grande particolarità. Sia tra le Nuove Proposte che tra i Campioni vincono due cantanti non vedenti: Andrea Bocelli con Il mare calmo della sera, e Aleandro Baldi con Passerà. Gli Elio e Le Storie Tese, verso la fine della canzone, inseriscono la ripetizione di una parte del testo della canzone di Aleandro Baldi. Ricordando, ma diventerà più visibile qualche anno dopo, il loro non idilliaco rapporto con la tv di stato.
“Che sia odio o che sia amore, passerà”, l’odio per un’organizzazione difensiva che nell’occasione non è degna di quel nome, per il rimpallo che finisce sul piede di Hazard, per il fatto che lo stesso belga sia lasciato colpevolmente troppo solo nel finale per non segnare il gol del pareggio. Che lascia rimpianti, e chi l’avrebbe mai detto che un giorno saremmo usciti da Stamford Bridge con un pareggio e dei rimpianti. L’amore per la prestazione, per il carattere. Ma anche per i gol di Dzeko. In particolare per il primo. Ore seguenti alla partita a struggerti perché a te sembra di aver già visto qualcosa di simile. Certo che l’hai già visto. I paragoni si sono sprecati, ma l’hai già visto sul prato dello Stadio Tardini, un mite pomeriggio parmense del gennaio di una quindicina di anni fa. Solo che Samuel lancia con il sinistro e Gabriel Omar Batistuta apre il piatto destro. Alcune piccole differenze, ma per il resto non cambia niente.
“Nessuno fluidifica, nessuno Maradona”, però i momenti passano e le considerazioni si fanno più nitide. Non sei magari totalmente convinto del tuo pensiero ma sai che ha un senso. Perché se ci pensi bene, forse, meglio aver pareggiato. Perché ti conosci. Conosci tutto quello che ti circonda e di conseguenza ti forma. Sei abbastanza cosciente del fatto che se la Roma fosse uscita vittoriosa da là ci sarebbero già in vendita i dvd della partita. Ci si sentirebbe in qualche modo arrivati. E in qualche modo campioni. Noi non ce lo possiamo permettere.
Bene il pareggio. Che non è una sconfitta e non è una vittoria. Che non è odio e non è amore. Ma comunque, passerà. Infatti passa, perché la Roma scende in campo a Torino un po’ stanca e con qualche variante tattica che ne confonde la manovra, ma vince una partita dalle insidie evidenti. Crea poco ma allo stesso tempo soffre poco. Sfrutta un calcio piazzato con Kolarov e controlla la reazione non indimenticabile della squadra di Mihajlovic. Gestione matura. Ancora più matura.
“Nessuno sugli spalti, nessuno in panchina, nessuno allo stadio, nessuno di nessuno”, la musica italiana dovrà fare a meno di una delle sue migliori realtà. Noi, nella nostra inutilità, non potevamo comunque restare indifferenti. Perché gli Elio e Le Storie Tese non lasciano indifferenti. Che sia odio o che sia amore. Ma è amore, come si può pensare che possa essere odio? Come?