Una mazzata, inutile girarci attorno. L’entusiasmo ritrovato dalla Roma a Stamford Bridge si è scontrato, per l’ennesima volta, col muro dei maledetti e inspiegabili infortuni al ginocchio. Ora tocca a Karsdorp, per la disperazione di Monchi che ora deve pensare come sistemare la fascia destra a gennaio (ammesso che qualcuno voglia comprare Bruno Peres). E la rabbia di Eusebio Di Francesco è la stessa del direttore sportivo. Da stasera col Bologna in poi il titolare nella casella lasciata scoperta sarà spesso Florenzi. A Trigoria s’interrogano, studiano, non si capacitano, ma la verità è che la serie di legamenti crociati spezzati uno dietro l’altro non può avere una spiegazione univoca. Quello di Karsdorp, poi, è ai limiti del mistero. Lui per primo non ha capito quando e come si è fatto male, al 10’ della gara col Crotone è caduto col peso del corpo sul ginocchio sinistro e potrebbe essere quello il momento fatale, visto che poi un paio di volte si ferma toccandosi proprio quel punto, ma lui ha raccontato ai medici che l’eventuale «crack» lo ha avvertito nella ripresa, senza capire che fosse un infortunio serio. Fatto sta che ormai per lui la stagione è compromessa.
«Più che i colpevoli – spiega Di Francesco – stiamo cercando delle soluzioni. C’è anche tanta casualità ma abbiamo dei grandi professionisti e cercheremo di fare in modo che non accada più. Ci sono delle cose anche dal punto di vista scientifico che vanno coordinate per migliorare la prevenzione degli infortuni: dobbiamo cercare esercizi specifici. Non siamo degli sprovveduti». A chi gli chiede se esiste un rapporto di fiducia tra lui, lo staff e i due preparatori americani ingaggiati da Pallotta, risponde così: «Noi siamo comunque una squadra e il primo responsabile di tutto è l’allenatore. Norman e Lippie stanno dalla mattina alla sera a Trigoria per il loro lavoro. In un posto come Roma, in questo momento vengono fuori delle discussioni che lasciano il tempo che trovano. Ho grandissima fiducia nello staff e anche i giocatori ce l’hanno. Poi ognuno farà le sua valutazioni». Come a dire: se i preparatori americani dovessero salutare a fine stagione, non l’avrò certo chiesto io.
La partita di stasera per lui è davvero speciale. Nel Bologna gioca il figlio Federico, che ha già affrontato due volte col Sassuolo. «Mi fa ridere – racconta papà Eusebio – perché non mi dice se gioca, ma che hanno provato 6-7 moduli e non lo sa. È strano parlare di lui con i miei calciatori, chiamandolo “Di Francesco” invece che Federico. Sono contento di quello che sta facendo e sono convinto che potrà migliorare, magari non contro di noi ma dalla partita dopo… ». Nella «famiglia» di Trigoria non ha ancora scelto il prediletto per la fascia destra neppure in attacco. «Non è una casualità che ho cambiato spesso lì, è un dato di fatto. Schick poteva essere un’alternativa anche per modificare l’assetto. Non avendocelo mai avuto a disposizione però, come Defrel, sto ancora cercando gli equilibri giusti e ricambierò». Schick potrebbe fare uno spezzone stasera, «Dzeko non so se gioca, Defrel sicuramente sì e ha bisogno di segnare per ritrovare fiducia». L’impressione è che Edin parta di nuovo titolare, con Defrel largo a destra, mentre non è da escludere un turno di riposo per l’altro stakanovista Kolarov. In mezzo rientra Juan Jesus, mentre il centrocampo potrebbe cambiare completamente rispetto al Crotone anche se, parlando di Nainggolan, Di Francesco dice: «Per me Radja basta che giochi, non importa il ruolo. Anche a lui manca il gol, son sicuro ne farà ancora tanti».