Il presidente del CONI Malagò è intervenuto a GR Parlamento durante “La politica nel pallone”, queste le sue parole: “Non se ne può veramente pià di commissariamenti, modifiche statutarie, discussioni su ogni virgola. Capisco che quando sei in condominio in cui tutti e 20 comandano allo stesso modo sia difficile trovare qualcosa che interessi nello stesso identico modo: chi ha una squadra che rischia di salire e scendere dalla Serie A e chi invece gioca tutti gli anni per andare in Europa, ma mi auguro che sia la volta buona perché si arrivi a una governance terza, indipendente, di gestione come succede a tutti i livelli negli sport professionistici altrimenti non se ne viene fuori e il calcio italiano rischia di pagare un conto altissimo. Stiamo scherzando col fuoco”.
Sulla Serie A. “Si scende di qualità. Con una Serie A a 18 o 16 squadre hai partite più interessanti, le piazze più importanti, ti prepari meglio per le coppe europee, sempre a patto di garantire un sistema che economicamente stia in piedi. La strada non può che essere quella ma senza pensare che se uno vince l’altro perde perché chi perde, magari, lo fa nei primi 100 metri ma ottiene un beneficio a lungo termine. Purtroppo, però, qui nessuno molla di un centimetro e sarebbe ridicolo arrivare al commissario ad acta.”
Sulla lotta al vertice. “Sulla carta mi sembra che Napoli e Juve siano le più accreditate ma non c’è una sola squadra che viaggia a una media punti mostruosa. Se la Juventus conferma di avere ancora fame è favorita ma forse come cabala, come scaramanzia, potrebbe essere l’anno del Napoli.”
Su Totti dirigente. “Fa abbastanza impressione, la gente è più interessata a farsi i selfie con lui che a quello che succede in campo.”
Sul VAR. “Mi piace e anche molto e domenica dopo domenica ci sono sempre meno problemi.”
Su mondiali e Olimpiadi. “La mancata qualificazione sarebbe un disastro sportivo ma se non passiamo un doppio turno contro la Svezia priva di Ibrahimovic allora è giusto non andare in Russia. Il ritorno dei play-off si giocherà a San Siro, in una Milano che sogna in grande anche a livello olimpico. Ma per una candidatura servono tre gambe: il governo, il Coni e gli enti locali e siccome siamo sotto elezioni, ogni ragionamento per ora lascia il tempo che trova.”