Zemaniano? Capelliano? Niente di tutto ciò, a Trigoria il calcio è EuseBio: genuino, senza conservanti aggiunti, che sfrutta il naturale valore della rosa con interventi limitati e mirati. Dietro al successo di Di Francesco c’è, infatti, il ritorno al calcio giocato, alla lavagna tattica, al rispetto dei ruoli fuori e dentro il campo. Quello lontano dalle polemiche, dagli show mediatici e dai proclami che troppo spesso hanno inquinato un ambiente a secco di vittorie da quasi 10 anni. «Le chiacchiere se le porta via il vento, conta solo il lavoro», è d’altronde il leit motiv di Eusebio. La vittoria epica col Chelsea è il vero trampolino di lancio per un allenatore partito in sordina che è riuscito a regalare ai tifosi romanisti due notti magiche, «di coppe e di campioni» (per dirla alla Venditti) come non se ne vivono da tempo. In Champions Di Fra comanda un girone di ferro e “rischia” di passare il turno pure perdendo le prossime due con Atletico e Qarabag. Mai nella sua storia la Roma aveva ottenuto 8 punti dopo 4 giornate di Champions.
Massimo sforzo in Europa quindi mentre in Italia DiFra è riuscito a dosare le energie mantenendosi sul treno-scudetto. Un’impresa considerato che si arrivava dal terremoto Spalletti, da un mercato fin qui deludente (il solo Kolarov titolare tra i nuovi) e tra mille infortuni. Nessuna magia, ma tanto lavoro e la semplicità nel gestire uno spogliatoio in cui tutti si sentono protagonisti: dal rigenerato Juan Jesus a El Shaarawy che accetta di giocare a destra (ruolo indigesto con Spalletti), da Gerson ai senatori De Rossi e Dzeko. Far parlare il campo era d’altronde l’obiettivo iniziale di Di Francesco per il quale il meglio deve ancora venire. Da grande squadra anche la gestione del risultato. Solo una volta la Roma si è fatta rimontare in situazione di vantaggio: contro l’Inter. E oggi, oltre alla ritrovata solidità difensiva (9 gare a porta inviolata) si cominciano a raccogliere i frutti pure in un attacco non più Dzeko dipendente: gli ultimi 5 gol sono arrivati da Perotti ed El Shaarawy.