Non solo la Roma è afflitta dalle rotture ai legamenti crociati, anche il Napoli in particolare, dopo Milik si ritrova con Ghoulam con lo stesso problema. I numeri di tali infortuni stanno crescendo, ci si interroga quindi sulle cause di questa crescita; a rispondere il responsabile dell’area medica dell’Inter, Volpi e il coordinatore medico della Fiorentina Galanti rispettivamente a Tuttomercatoweb.com e Radio24; di seguito le parole di Volpi: Le aspettative del calcio moderno su questo tipo di lesioni sono di una lesione all’anno per squadra. Da anni si discute su come ridurre questa incidenza: si sono studiati i terreni, le scarpe, le metodologie di allenamento. Negli ultimi anni, però, si è visto che i due fattori più importanti di questa incidenza sono la fisicità dei giocatori e il rapporto gare-allenamenti. Oggi si gioca molto e ci si allena di meno. Le nazionali chiedono i giocatori e quindi si cambia metodologia di allenamento, cambia l’alimentazione, cambia tutto. Quindi perdi quello che è il controllo della prevenzione”.
Su Ghoulam“Sarri ha detto una verità, giocando domenica-mercoledì o sabato e martedì, oppure addirittura giovedì e poi domenica, è chiaro che tu hai tempi molto, molto stretti. E lì basta veramente poco, perché oggi una velocità di cambio di direzione, un inserimento, un taglio ti può lasciare il contatto con il terreno, il tacchetto, il ginocchio, la rotazionalità va fuori controllo e quindi praticamente ti rompi il crociato. Per questo io ho proposto già da due anni, e so che la Federazione in parte sui dilettanti l’ha fatto, l’unica possibilità, non potendosi ridurre i calendari perché tutti vogliono giocare in Europa, in Nazionale e in campionato, di aumentare le sostituzioni. Dobbiamo far sì che i giocatori possano giocare di più tutti e un po’ meno quelli che giocano sempre, fare un turnover vero. Io proposi già due anni fa, sia all’UEFA sia in Italia una possibilità di arrivare anche a 5 sostituzioni, con 2 nell’intervallo, di modo che non vai a incidere sulla lungaggine dei tempi di cambio. C’è un indice ben preciso, cioè che sotto i 3 e 5, 3 e 6 allenamenti per partita, vai a rischio. Quando fai meno di 3 allenamenti, fra una partita e l’altra non esistono neanche 2 allenamenti, non 3 fra una partita e l’altra. E questo aumenta enormemente il rischio. Noi parliamo di crociati, ma abbiamo un’incidenza anche di lesioni muscolari non indifferenti”.
Queste le parole del professor Galanti: “Per quanto riguarda la rottura, per la prima volta, del crociato, l’aspetto fortuito ha la preponderanza – spiega a Tuttomercatoweb.com – anche perché nel calcio ci sono condizioni che non possono essere previste. Mi soffermo sui campi di gioco: c’è l’abitudine di modificare le condizioni del campo, ad esempio c’è chi decide di innaffiare il campo rendendolo più scivoloso perché potrebbe essere più adatto a chi ha più tecnica. Tutto questo però comporta che un atleta, se non valuta bene quali scarpe e quali tasselli scegliere, vada incontro a criticità che possono spiegare questi infortuni. Ripeto però che l’infortunio al crociato è spesso fortuito o perché si atterra male sul piede o perché il piede si gira. Diverso aspetto è quello legato agli infortuni muscolari che possono essere prevenuti con precise procedure. Per quel che riguarda invece una eventuale seconda rottura del crociato, questa può accadere nel caso in cui non vengano rispettati i tempi di recupero, che sono precisi e indicati in sei mesi come minimo. Tutto questo perché il ginocchio ha bisogno di recuperare la sua bio-meccanica; i nuovi sensori del ginocchio devono iniziare ad imparare i movimenti che sono stati perduti. Mettendo insieme anche il recupero del gesto tecnico-atletico, servono tra i nove mesi e un anno. Tanto più l’atleta è giovane tanta più cautela serve. E se non si guarisce bene dall’infortunio c’è un fattore di rischio”
La preparazione atletica può incidere? “Tengo a sottolineare che ciò che esporrò ora è un mio personale pensiero: inizio dicendo che sono recentemente usciti dei lavori che parlano di memoria muscolare: il muscolo cioè impara certi movimenti e li memorizza. Se la preparazione dunque può incidere? A mio parere sì, soprattutto quando è fatta da preparatori diversi. Mi spiego meglio: gli esercizi di un nuovo preparatore rispetto al lavoro portato avanti da chi lo ha preceduto, possono – in chi è predisposto – favorire qualche infortunio. Può darsi insomma che quando la preparazione e certe metodologie di lavoro cambiano si possano creare alcune distonìe muscolari”.