Santa Maria Novella chiama Termini, quattro cantuccini che valgono tre punti e festa sia. Festa per tutti, per i giocatori che dalla stazione di Firenze sono stati accompagnati a casa da buona parte dei 2.500 tifosi della Roma presenti ieri al Franchi: cori e applausi per tutti e squadra che – adesso sì – comincia a far innamorare anche i più scettici. Se un buon modo c’era per preparare il derby, la Roma l’ha trovato su un binario dell’alta velocità che porta solo vittorie.
KOSTAS C’È – Questa, la 12a di fila in trasferta, con Di Francesco travestito per un giorno da Zeman. Finalmente s’è tolto il dente: l’etichetta che gli era stata appiccicata addosso s’è materializzata un giorno di inizio novembre, contro la Fiorentina. Roma tanto squadra e poco blocco squadra, quel concetto per alcuni rivoluzionario, per altri tanto semplice che ora fa notizia quando non lo vedi. È a questo che il tecnico si riferisce quando dice «abbiamo difeso troppo bassi, a me non piace». Difendere attaccando, Kostas Manolas deve aver preso alla lettera il consiglio se è vero che è stato proprio lui, con il 3-2, a imprimere l’accelerata decisiva. Gol fortunoso tanto che Nainggolan, mentre il greco è in mixed zone, irrompe scherzando: «Kostas svegliati, non sai neppure chi ha segnato!». «Ma l’importante era vincere, non chi fa gol – dice il greco –. Col Chelsea ero stato sfortunato, oggi no: la palla mi è arrivata sulla spalla ed è entrata. Sono felice, ancor di più perché quest’anno in generale concediamo meno e il merito è di Di Francesco. Qui dentro tutti si sentono importanti, anche se cambia l’undici di partenza l’atteggiamento è lo stesso. Anche a Firenze abbiamo dimostrato di essere forti, ci sentiamo una grande squadra». La sfida con la Lazio ora è un altro esame: «Dobbiamo vincere: è il derby e per dare continuità ai risultati». Stazione Termini che a questo punto chiama Olimpico.