Trovarlo indispensabile in una squadra che fa del turnover (11 formazioni diverse in altrettante giornate di campionato) il suo credo, è significativo. Nelle gare che contano, quelle con coefficiente di difficoltà alto, Perotti non entra mai nelle rotazioni. Controllare per credere: Chelsea andata e ritorno, Atletico Madrid, Inter e Napoli (contro il Milan era infortunato), Di Francesco gli ha garantito sempre una maglia da titolare. Poi, anche per qualche problemino fisico sottaciuto alla vigilia (leggi Firenze), può capitare di rimanere fuori. Ma Diego, ora, ha imparato anche a subentrare in corsa. Senza «musini». E soprattutto risultando decisivo. Il 28 maggio il gol che aveva regalato alla Roma la Champions diretta, era quasi finito nel dimenticatoio, davanti alla commozione generale per il ritiro di Totti.
IL SOGNO MONDIALE – Oggi Diego si sta riprendendo tutto con gli interessi. La rete di domenica contro i viola, conferma un trend positivo. Perché l’enigma del quale non si riusciva a venire a capo sino a poche settimane fa, era come un calciatore della sua qualità, segnasse così poco su azione. Ora in quattro giorni è andato a segno due volte. Una con il destro, l’altra con il sinistro. Una spiegazione prova a fornirla il diretto interessato: «Di Francesco mi chiede di prendere palla e buttarmi dentro le linee, cosa che in precedenza non facevo quasi mai». Insieme alla prolificità, cresce anche la considerazione che hanno di lui gli avversari. Non è un caso che alla vigilia del match con la Fiorentina, il portiere Sportiello a Il Messaggero, dovendo indicare un calciatore che avrebbe tolto a Di Francesco, ha fatto il suo nome. Non quello di Dzeko, Nainggolan o Kolarov. Ma quello di Perotti: «Ha i colpi da fenomeno. E quando tira ti prende sempre il tempo, è imprevedibile». È un momento felice per Diego. Primo posto nel girone di Champions, ritrovata centralità nel progetto-Roma, nei prossimi mesi sarà papà per la seconda volta, già tre gol stagionali (più due pali) e convocazione della Seleccion dopo 6 anni di astinenza, condivisa con l’amico fraterno Fazio. Ha due amichevoli per lasciare un segno. Il ct Sampaoli lo apprezza ma nell’Argentina la concorrenza è spietata. Perotti non ha paura. Dopo essersi preso la Roma, vuole giocarsi le sue carte anche in nazionale, che è stata grande grazie al suo amico Maradona. Consapevole che a 29 anni, in ottica mondiale, è l’ultimo treno da non lasciarsi sfuggire.