«Fossi Tavecchio mi dimetterei». Giovanni Malagò non fa sconti. Del resto, prima di parlare, il capo dello sport italiano ha chiamato il presidente federale per capire le sue intenzioni. Una telefonata breve e gelida. Perché Tavecchio, fedele a se stesso, si è messo l’elmetto in testa e ha deciso di andare avanti perla sua strada. «Resistere, resistere, resistere». Malagò lo vorrebbe fuori dai giochi, ma non ha strumenti per dare corpo alla sua strategia. «Non posso commissariare la Federcalcio», dice intervenendo alla presentazione del nuovo stadio dell’Atalanta finanziato dal Credito sportivo. E ha ragione. Lo potrebbe fare solo in tre casi: se il campionato non fosse regolare, se non funzionasse la giustizia sportiva, se ci fossero gravi irregolarità amministrative. Così quello del presidente del Coni resta un invito. «Un uomo delle istituzioni deve ragionare con il buon senso. È successo solo nel ‘58 che non siamo andati al Mondiale e in quella circostanza partecipavano soltanto sedici squadre…». Come dire che il fallimento è completo. Luca Lotti, ministro dello Sport, parla genericamente di «calcio da rifondare» e aggiunge che «è il momento di fare scelte coraggiose». Tavecchio considera coraggioso restare al suo posto.
Nelle prossime ore darà mandato a Michele Uva di esonerare Gian Piero Ventura, a cui la Federcalcio deve ancora circa un milione netto, due lordi sino a giugno. Poi alle 16, in via Allegri, riunirà i presidenti delle varie componenti (mancherà la Lega di serie A il cui commissario è lo stesso Tavecchio). L’idea del numero uno di via Allegri è di trovare una soluzione condivisa per superare la crisi. E per questo, oltre ai suoi alleati, Sibilia (Dilettanti), Ulivieri (Assoallenatori) e Nicchi (arbitri) ha convocato l’opposizione, composta dalla Lega Pro (Gravina) e i calciatori (Tommasi). Tavecchio vuole capire se da questo vertice emerge la volontà per uscire con un progetto che rilanci l’azione federale. C’è anche, forse soprattutto, da affrontare il delicato capitolo della Nazionale: chi siederà sulla panchina di Ventura? L’idea è di prendere un allenatore di prima fascia, ma al tempo stesso inserire all’interno del club Italia almeno un ex giocatore di spicco, una figura esperta di provata moralità e qualità. L’ideale sarebbe l’accoppiata Ancelotti-Maldini. Carletto, esonerato dal Bayern Monaco, è l’unico big libero, anche se più volte ha manifestato la sua intenzione di continuare ad allenare un club (lo avrebbero già contattato Chelsea e Arsenal per la prossima stagione). Però l’Italia è sempre un richiamo fortissimo.
Tavecchio potrebbe, con l’aiuto dello sponsor, come è successo con Conte, offrirgli un contratto lungo, sino al Mondiale in Qatar del 2022. Altrimenti, con lo stesso Maldini, arriverà un traghettatore da individuare in Federazione, giusto per barcamenarsi sino alla fine della stagione (la prossima partita sarà il 23 marzo con l’Argentina, poi il 27 a Wembley con l’Inghilterra). In questo caso a giugno i candidati potrebbero moltiplicarsi: da Conte (il preferito di Tavecchio), a Allegri, da Mancini (attirato dall’idea) sino a Ranieri. Ancelotti però è il primo della lista. Nel vertice di oggi, il cosiddetto «tavolo di riflessione», Tavecchio dovrà essere convincente anche sulle riforme da attuare per far ripartire il movimento. Sibilia, che conta 6 voti ed è considerato l’ago della bilancia, si aspetta un piano di rilancio forte e dettagliato, norme più severe sugli extracomunitari, tanto per cominciare, anche una migliore distribuzione delle risorse, chiamando quindi in causa il d.g. Michele Uva. Non sarà una riunione né breve né facile. «Siamo delusi e amareggiati. La mancata qualificazione al Mondiale è un insuccesso che necessita una soluzione condivisa», dice il capo della Federcalcio. La partita è appena cominciata. Tutto è in gioco. Ne vedremo delle belle.