Una corsa lenta, il fiato sospeso, il boato. E allora via, stavolta con il passo svelto, saltando i cartelloni pubblicitari come aveva fatto sei mesi fa dopo il gol contro il Genoa decisivo per la Champions per vivere il nuovo maxi abbraccio della Curva Sud. Stavolta Diego Perotti ha deciso il derby in tanti modi, non solo attraverso la specialità della casa che è il solito rigore perfetto, ma attraverso l’atteggiamento che più piace a Di Francesco: è stato il concetto di aggressività assimilato sin dal primo giorno di ritiro a Pinzolo a rendere possibile il recupero palla su Bastos che poi, in una transizione a ritmi supersonici, si è velocemente trasformata in un assist per il 2-0 di Nainggolan. «Radja non è umano – racconta Perotti a fine partita – alla fine della carriera qualcuno lo analizzi. Non è un calciatore normale».
UOMO DERBY – Sì, c’è molto di suo in questa vittoria sulla Lazio, più bella di quella del primo gol in un derby (4-1) e anche del blitz firmato con la maglia del Genoa con un altro rigore spiazzante. E’ l’ultimo passaggio della carriera di un talento quasi trentenne che ha scoperto di essere più forte di quanto credesse, non solo grazie al nuovo allenatore ma quasi. Perotti si chiama Diego e adesso se ne è accorta anche la Sud che gli dedica il coro un tempo dedicato dai napoletani a Maradona. Senza essere fuoriclasse come il Diez, è diventato finalmente un campione insostituibile per la Roma e oggi, con buone credenziali, mira al mondiale russo dove lo porterà l’Argentina. «Ma non è finita – urla -, aver ripreso la Nazionale è un’emozione unica che mi ripaga del lavoro fatto qui. Convincere il ct Sampaoli è stato come rinascere. Ma non devo fermarmi».
IL MOMENTO – Nella lenta rincorsa verso il piattone che ha battuto Strakosha, ha pensato solo a fissare dritto l’obiettivo: «Non potevo sbagliarlo. Avendo la responsabilità di 10 compagni e di tutti i tifosi che volevano essere felici, il mio dovere era buttarla dentro. È andata bene, per certi versi questo gol è anche più importante di quello del 28 maggio contro il Genoa». Sono passati i tempi duri, ora viene il bello: «Non posso chiedere di più alla vita. Ho saputo da poco che diventerò papà per la seconda volta, il bimbo nascerà il 9 giugno, perciò questo è un periodo davvero speciale per me. Oggi posso godermi un momento meraviglioso».
OBIETTIVI – Alla Lazio ha già segnato 3 gol ma quello di ieri, nella centesima presenza in A, ha un sapore speciale anche per la classiffica: «Se segno 30 gol ma la Roma arriva quinta, cosa ho ottenuto? Sono le vittorie come questa, ma anche i 3-0 con il Chelsea, a dare lo stimolo e la convinzione per crescere. All’inizio nessuno credeva in noi ma dentro allo spogliatoio siamo sempre stati uniti, zitti e attenti. Occhio però, non abbiamo ancora vinto niente. Sarebbe grave pensare di essere arrivati al top, siamo ancora a novembre».