Ha scassinato il dispositivo Lazio nel periodo più bello della sua vita. Certe cose non succedono per caso e allora è meglio ricapitolare i punti dell’evoluzione di Diego Perotti: 1) nell’ultimo mese è stato il capocannoniere della Roma con 4 gol, smentendo il luogo comune secondo il quale sarebbe poco concreto sotto porta a dispetto di una grande mole di lavoro preparatorio; 2) nelle ultime convocazioni è tornato dopo 6 anni a giocare nella nazionale argentina, fortissimamente voluto dal ct Sampaoli, che intende portarlo al mondiale; 3) negli ultimi giorni ha scoperto che sua moglie Julieta aspetta un figlio, il secondo, che farà compagnia al piccolo Francesco (come il papa argentino) da giugno 2018, proprio in coincidenza con l’inizio del mondiale russo.
ESPLOSIONE – Perotti ha aggiustato la mira? Può essere che sia così, se nelle prime otto partite stagionali non ha mai segnato – sbagliando persino un rigore, roba da alterare equilibri statistici consolidati nei decenni – e nelle successive cinque ne ha fatti 4, sostituendosi a Dzeko nel ruolo di insospettabile realizzatore. Ma la verità sembra più profonda: da quando si allena con Di Francesco, Perotti si sta abituando a cercare di più la porta, a puntare di più verso l’area di rigore per vie centrali, invece di allargarsi. Il derby in questo senso è stato una strepitosa eccezione: guardando le posizioni medie occupate dai calciatori in campo, Perotti ha giocato molto più alto dell’altro esterno El Shaarawy diventando l’arma tattica essenziale per allargare la difesa della Lazio, soprattutto nel secondo tempo. Al resto ha contribuito la sua caparbietà, frutto del sistema di gioco aggressivo chiesto dal nuovo allenatore, che ha portato al recupero palla su Bastos e al conseguente assist per Nainggolan.
SUBLIMAZIONE – Gestito con riguardo per il carattere particolare, Perotti ha saputo esprimere il massimo di se stesso come mai gli era capitato con Spalletti. In estate una mezza idea di lasciare la Roma gli era venuta, nonostante il gol che aveva garantito a tempo scaduto il ritorno in Champions League. Ma Di Francesco ha cancellato ogni ipotesi di cessione, per lui e per El Shaarawy: partito Salah, che pure gli avrebbe fatto comodo, Perotti era il tipo di calciatore che gli serviva per creare la superiorità numerica in fase offensiva.
RINNOVO – E ora c’è aria di nuovo contratto. Già c’è stata un’interessante chiacchierata tra Monchi, che conosce Perotti dai tempi del Siviglia, e l’entourage. Il vincolo con scadenza 2019 dovrebbe essere prolungato di due anni con adeguamento di stipendio. E’ ciò che vogliono sia la sopcietà che il giocatore, ormai perfettamente integrato nella città anche a livello familiare. E’ ancora da stabilire se nel contratto verrà inserita una clausola rescissoria. Dopo l’amico di sempre Fazio, che a fine ottobre ha firmato fino al 2020, Perotti si prepara a sposare la Roma quasi per sempre. Per chiudere la carriera in Argentina, come è nelle sue intenzioni, avrà sempre tempo.