Si spogli e dica 33. Se la vittoria contro la Sampdoria era sembrata solo un sintomo di convalescenza di un malato in cerca d’identità, il pari di Pilsen contro il Viktoria – santificato dalle reti di Perotti su rigore (il 5° ottenuto in 6 partite ufficiali: nessuno nei maggiori campionati europei ha un bottino simile) e Bakos – certifica che la guarigione non è ancora alle viste. Intendiamoci, Spalletti prova a gestire le energie di un gruppo che accusa già troppi infortuni e quindi dà fiducia a (celebrati) rincalzi, ma l’esito non è brillante, tant’è che il pari – al netto del palo di Nainggolan – lascia l’amaro in bocca per tre ragioni principali: la modestia dell’avversario (3° nel torneo ceco), il vantaggio in avvio non capitalizzato e la grazia ottenuta dall’arbitro Buquet, che non espelle Juan Jesus al 5’ della ripresa per fallo a palla lontana. Ne consegue che neppure in Europa League la cura è stata trovata, senza contare che per la 32esima nelle ultime 33 partite europee i giallorossi hanno subito almeno un gol.
BEL FARAONE – Tra l’altro, oltre due spicchi di curva chiusi per razzismo, il Viktoria ha fuori due titolari come il portiere Kozacik e Hromada, lanciando Martin Zeman – nome da brivido per i giallorossi – per la prima volta come titolare. Tenendo conto che la difesa ceca è quella titolare, a cambiare più pelle in fondo pare la Roma, che ha cinque giocatori diversi dal primo minuto rispetto a domenica: Alisson, Fazio, Paredes, Iturbe e soprattutto l’attesissimo Gerson, però ancora acerbo per il calcio europeo. L’idea di gioco è dichiarata: sfruttare il trequartista (Perotti) per cercare la superiorità numerica soprattutto a sinistra oppure per servire in profondità, scavalcando la linea di difesa, i tagli di Iturbe (un flop) ed El Shaarawy (vivace). In copertura, però, c’è da masticare il pane duro della copertura sulla fasce delle due mezzali (Nainggolan e Gerson) per affiancare gli esterni aggrediti dalle sovrapposizioni del 4-4-2. La pratica aiuterebbe subito bene la teoria, visto che dopo appena tre minuti lo sciagurato Mateju – il peggiore dei suoi – fa scioccamente fallo sul Faraone lanciato verso la linea di fondo: è rigore, che Perotti al solito segna. Insomma, si direbbe partita in discesa per i giallorossi, che sanno trovare le amate praterie dovute al vantaggio. Invece le fasce soffrono, soprattutto quella difesa da Juan Jesus e così in meno di un quarto d’ora Alisson deve intervenire tre volte: ce la fa bene su tiro di Kaçe dal limite (9’) e alla grande su deviazione di testa di Duris (23’), ma potrebbe fare di più sulla zuccata in area di Bakos che, deviando un cross di Zeman, sigla il pari ceco. Morale: per la quarta volta in questa stagione gli «Spalletti boys», una volta in vantaggio, si fanno rimontare. La Roma si scuote, capisce come sia pericoloso regalare tanti calci piazzati e così riprende il controllo della palla, grazie alla crescita di Paredes e alle idee di Perotti. Proprio un’azione che nasce dall’argentino e viene rifinita da El Shaarawy consente a Nainggolan un piazzato dal limite dell’area che colpisce il palo (32’), mentre poco dopo un’azione in profondità per Iturbe viene conclusa dall’attaccante con una ciabattata degna di miglior sorte (36’).
ENTRA DZEKO – Con l’ingresso di Dzeko al posto di Gerson, i giallorossi passano al modulo 4-2-3-1. Il gioco sembra più arioso ma, anche con l’ingresso più tardi di Totti e Florenzi, latitano le vere conclusioni, visto che l’occasione più ghiotta è su una imbucata del Faraone per il bosniaco che non riesce a dribblare il portiere (9’). Non un caso, in fondo, che la media dei tiri nello specchio della porta scemi rispetto al solito, perché Paredes, Florenzi e lo stesso Bruno Peres non riescono a rendersi davvero pericolosi nei pressi dell’area. Certo, è la Roma che fa la partita, ma il Viktoria – pur arretrando il baricentro – non rinuncia ai lanci lunghi per cogliere impreparata la retroguardia in cui Fazio si disimpegna bene e Manolas, dopo un brutto inizio, giganteggia soprattutto con un intervento in spaccata (9’) che salva quasi un gol fatto. La frittata però l’avrebbe combinata Juan Jesus, che colpisce Bakos a inizio ripresa prendendo solo un giallo. Sarebbe cambiata la partita, così come sarebbe cambiato il punteggio se Alisson, in pieno recupero, non deviasse sulla traversa un bel tiro di Petrzela. Il k.o. sarebbe immeritato per la Roma, ma urge medicina. Altrimenti l’affanno potrà trasformarsi in crisi conclamata.