L’ex capitano giallorosso Francesco Totti ha rilasciato una unga intervista nella quale si racconta a 360°.
A poco più di sei mesi dal suo ritiro che cosa è cambiato? “Tutto. La vita, la testa, il fisico. Ero abituato a fare sempre le stesse cose: sveglia presto, colazione, allenamento. Come una macchina. Adesso devo programmare la giornata. L’impatto non è stato semplice. Ho chiesto alla società se potevo ricaricare le batterie per un po’. Avevo voglia di dare un taglio, liberare la testa, godermi i miei figli. Me lo hanno concesso e li ringrazio, così ho potuto cominciare con il piede giusto il nuovo percorso. Sono rimasto nel calcio, che per me è la vita. È tutto”.
Il Calcio per lei è stato ed è tutto, ma lo sarà per sempre? “Il mio lavoro resterà sempre nel calcio. Ne sono convinto. Ho la fortuna di poter stare con la squadra, con l’allenatore e con i dirigenti. Divido le partite con loro. Vado sul pullman. Vado in ritiro. Lavoro a 360 gradi”.
Può dare molto in questa sua nuova veste da dirigente, e nello specifico cosa può dare? “Sono stato calciatore e conosco tutte le dinamiche. So come trattare un giocatore. Dentro lo spogliatoio può starci davvero solo chi ne conosce le parole, gli sguardi, i momenti giusti. Ho questa fortuna rispetto ad altri dirigenti, ho vissuto le dinamiche dello spogliatoio. Ci vado ogni giorno, come prima. Solo che adesso non mi spoglio”.
Quanto le pesa il suo nuovo incarico? “All’inizio parlavo da solo, come un matto: sono infortunato, sono squalificato, adesso rientro. Però adesso mi sono abituato”.
Dove si soffre di più, in tribuna o in panchina? “In tribuna, perché in panchina speri sempre di poter entrare. In tribuna ascolti cose pazzesche. Tutti allenatori. Penso: chissà cosa dicevano quando giocavo io?”.
Il 28 maggio il suo addio a commosso il mondo se lo aspettava? “Così non me lo aspettavo nemmeno io. Qualcosa oltre il calcio. È stato emozionante per il mio sentimento verso di loro e il loro sentimento verso di me. Non ero Totti o il capitano della Roma, ero il fratello di tutti. Le facce della gente, piene d’amore, erano per me. Dirò una cosa che può sembrare brutta, perché la Roma conta più di tutto e l’ho sempre messa davanti a me: di quel risultato, ho capito, non importava tanto alla gente”.
Sembra che lo stadio ormai non sia più solo un sogno… giocherebbe la partita di inaugurazione? “Ormai basta, se no divento pesante. Ma lo stadio di proprietà è fondamentale. Migliorerebbe anche il comportamento dei tifosi. Ora parcheggi a tre chilometri di distanza e devi passare dieci tornelli. Così ti passa la voglia”.
Roma per sempre? “La prima volta potevo andare al Real Madrid, perché non avrei vestito mai un’altra maglia italiana. Il cuore e la testa mi hanno fatto scegliere e non mi sono mai pentito”.
E la seconda volta? “Gli ultimi mesi con Spalletti sono stati complicati. Avevamo un bel rapporto, prima che se ne andasse nel 2009. Quando è tornato, mi sono messo a disposizione. Avrei preferito giocare di più, visto che era l’ultimo anno, però non ho nessun rimprovero da fargli. Ho accettato dignitosamente le sue decisioni. Mi è dispiaciuto, ma so che le scelte le fa l’allenatore e poi, semmai, ne paga le conseguenze. Ho ricevuto proposte per andare negli Emirati o negli Stati Uniti. Mi avrebbero ricoperto di soldi, ma avrei rovinato 25 anni d’amore. Poteva essere un’esperienza, non ero ben visto dall’allenatore in quel contesto. Però anche questa volta ho scelto la Roma”
Quali sono i suoi rapporti col presidente? “All’inizio titubanti, ma ci siamo chiariti. Lui vedeva bianco e io rosso. Poi abbiamo trovato un colore in comune per il bene della Roma”.
Quando ha capito che questo del calciatore poteva diventare la sua professione? “A 16 anni, quando ho firmato il primo contratto da professionista. Ho capito che era diventato un lavoro serio”.
Calcisticamente, che padre è lei per Cristian? “Un padre modello. Gli insegno quello che mi hanno insegnato i miei genitori: rispetto, educazione. Certo, ha questo cognome pesante. Gioca e la gente spera che io vada a vederlo. Lo lascio fare, non gli dico niente. Tra 3 o 4 anni vedrò di che stoffa è fatto veramente”.
Sarebbe capace di dirgli che non è forte quanto lei? “Meglio la verità piuttosto che una bugia che può metterlo in difficoltà in futuro. Altri figli? Mai dire mai, magari per dare un fratellino a Cris”.
Tra lei ed Ilary chi segue di più i figli? “Tutti e due. Anche troppo. Non li lasciamo sempre alle tate. Li portiamo a fare sport tutti i giorni”.
Chi ha il possesso del telecomando in casa? “Chanel per i cartoni animati. Se devo guardare la partita vado in un’altra stanza perché alla fine ha sempre ragione la donna, anche se in casa i pantaloni li porta l’uomo. In alcune case, almeno. Però, per non discutere…”.
Cosa guarda in televisione? “Gomorra, Suburra, Narcos. La tv ormai è questa. Ma chi mi emoziona davvero è Roger Federer. Lo guardo, lo studio, a volte penso che mi somiglia. Che talento! Quando gioca manco suda”.
Quando mangia la pasta conta ancora i sette rigatoni? “Mi alleno tutti i giorni, ci tengo, mi serve anche per sfogarmi un po’. Se mi lascio andare divento 300 chili, al massimo adesso ne ho presi 2. Comunque non sono un mangione. La cucina romana, per esempio, non mi piace per niente. Carbonara, amatriciana, pajata: per me, zero”.
Ha visto Italia-Svezia cosa ne pensa? “Non pensavo che succedesse questo dramma calcistico. A giugno accenderò la tv e non vedrò l’Italia, è surreale”.
Se si fosse trovato al osto di Ventura avrebbe fatto giocare Insigne? “Con me giocava dal primo minuto, è uno dei pochi che poteva risolverla partita”.
La Federcalcio da chi dovrebbe ripartire? “Da Damiano Tommasi. Primo perché è amico mio e secondo perché è competente. Una bella figura: giovane, trasparente, pulito. Se vai all’estero con lui fai bella figura”.
E come CT? “Montella. Rifaccio la Roma dello scudetto”.
Buffon potrebbe ancora continuare a giocare? “A 39 anni puoi giocare meglio che a 22, è questione di testa. Ma in Italia ragioniamo con la carta d’identità. Buffon, quando para, non ha 39 anni”.
Pallone d’oro? “Messi o Cristiano Ronaldo. Però preferisco Messi”.
Rimpianti a livello calcistico? “Non aver giocato con Ronaldo, quello dell’Inter. Il mio sogno, ma anche il suo. Ha segnato tanto, ma con me segnava ancora di più”.
E’ un sostenitore della VAR? “Sì, ma bisogna vedere come si usa. Chi decide?”.
Le avrebbero fischiato qualche rigore in più? “Sì, ma avrebbero visto anche qualche cazzata in più che ho fatto”.
Il video più cliccato che la riguarda è quello del calcio a Balotelli… “Lì non c’era bisogno della Var. Era una cosa accumulata da anni, per quello che diceva sui romani. Dai e dai… Comunque è stato brutto quello che ho fatto”.
Balotelli si è perso… “Arrivare è facile, mantenersi difficile. Senza testa resti al massimo bravo giocatore. La famiglia mi ha insegnato i valori e il rispetto nello sport e nella vita. Senza famiglia non vai da nessuna parte”.
Come giudica l’episodio di domenica riguardante De Rossi? “Cose istintive, che purtroppo in campo succedono. Dopo dici: è impossibile che abbia fatto una cosa così. Lui è il più avvilito di tutti, adesso bisogna stargli vicino e basta”.