Non deve farsi perdonare perché la sua Curva l’ha già capito. Anzi lo ha addirittura scagionato, con lo striscione e i cori personalizzati in occasione di Roma-Spal. E’ più un debito con la squadra, quello che Daniele De Rossi ha contratto con lo schiaffo di Genova. Il Qarabag, il territorio della Champions League, può essere l’occasione per smantellare i brutti ricordi e guardare avanti nei fatti, oltre che con le parole.
L’ANNUNCIO – Del resto le sue scuse in diretta televisiva, direttamente dagli spogliatoi di Marassi, contenevano una promessa: «Ripartiremo». Il concetto verrà ripetuto oggi, alla vigilia, in una conferenza stampa a Trigoria che proprio lui ha voluto. Ecco, alla sua partita numero 88 in una coppa europea De Rossi chiede essenzialmente questo: un episodio, una scintilla, un’emozione che possano restituirgli il sorriso e magari la qualificazione agli ottavi. Non dimentica, da capitano di oggi come di quella serata maledetta, di aver compromesso con un altro cedimento di nervi la promozione ai gironi della scorsa stagione. Se la Roma fosse riuscita a saltare l’ostacolo Porto, se De Rossi non si fosse fatto espellere per un brutto fallo, il bilancio del club non avrebbe sofferto così tanto da determinare tre cessioni importanti nel mercato estivo.
VINCERE – Stavolta una vittoria vale circa 20 milioni, o forse qualcosa in meno da dividere tra le squadre italiane se anche al Napoli riuscirà l’impresa di raggiungere l’obiettivo, e De Rossi riavrà la fascia al braccio con l’obiettivo di portarla fino alla seconda fase. Curiosamente, causa differenza di grado rispetto a Totti e causa infortunio capitato proprio prima dell’ultimo ottavo giocato dalla Roma contro il Real Madrid, questo evento non si verifica dall’amara notte di Donetsk 2011, altro demone che ogni tanto si agita nei suoi pensieri sotto le sembianze del croato Srna, a cui rifilò un colpo proibito punito con la prova televisiva.
CORSA – Ma dopo aver perso 37 partite, una stagione intera, per le squalifiche determinate da gesti violenti o comunque provocatori, De Rossi conosce le regole del gioco: una volta in campo, davanti alla sua gente, gli basterà manifestare il consueto attaccamento alla maglia per meritare una nuova possibilità. La magia di essere romani a Roma è tutta qui. E se l’è anche meritata.