Non rovinategli la media internazionale. Nelle ultime 13 partite in una coppa europea, tra l’Euroleague dell’anno scorso e l’assaggio di Champions di questo autunno Edin Dzeko ha segnato 11 gol. Ci sono insomma buone premesse, dal punto di vista della Roma, per sperare che contro il Qarabag continui sulla strada (ri)presa venerdì contro la Spal, quando ha azzerato una scia tossica di 8 partite consecutive senza reti.
RISVEGLIO – Non servirà neppure la versione Van Basten che ha travolto il Chelsea a Stamford Bridge. Stasera basterà anche un livello di performance più ordinario per regalare alla Roma la qualificazione. Non è tutto sulle sue spalle, perché Di Francesco nel corso delle settimane ha creato canali comunicativi e soluzioni offensive alternativi per andare in porta. Ma è chiaro che una notte di buona vena del centravanti aiuterebbe a scacciare quel pensiero negativo che ronza a intermittenza, come il volo di una zanzara: se non segniamo, poi ci innervosiamo, e se poi segna l’Atletico a Londra, ci agitiamo ancora di più.
INSOSTITUIBILE – Di Dzeko, Di Francesco ormai si fida senza riserve. Non altrimenti si spiega il motivo per il quale lo abbia schierato sempre, ma proprio sempre da titolare, nonostante la sbandierata attenzione al turnover. Sperava di concedergli un po’ di riposo con Defrel, che però si è fatto male due volte e anche quando stava bene non ha brillato; sperava di alternarlo con Schick che però è appena rientrato e per il momento è stato utilizzato solo “con” Dzeko, nell’idea nemmeno tanto nascosta di far coesistere tutto il talento di cui la Roma dispone in attacco. E così, all’annuncio delle formazioni, risulterà che il titolare del ruolo ha giocato dal primo minuto 20 volte su 20 con la Roma. E se includiamo nel conteggio anche le partite con la Bosnia, il totale sale a 24 su 25: Dzeko ha saltato solo l’ultima partita delle qualificazioni mondiali, praticamente ininfluente, in Estonia, entrando peraltro negli ultimi 26 minuti.
PARAGONI – Intanto, con 60 gol in 109 presenze complessive con la Roma si sta avvicinando alla migliore media realizzativa della carriera: 0,55. Con il City aveva raggiunto quota 72 in 189 partite (0,38), ancora prima con il Wolfsburg si era spinto a 85 in 142 (0,59). Di questo passo affiancherà e poi supererà il periodo di gloria tedesco, confermando quanto ha recentemente svelato nelle intervista: «Ho 31 anni ma addosso non me li sento. Sto vivendo la fase più bella della mia carriera». Sarà il caso di continuarla in Champions League, allora, se il Qarabag dell’amico portiere Sehic consente.