Non ci sono giri di parole. E nemmeno troppe ansie di fronte all’infinito: «Oggi possiamo cambiare la nostra dimensione internazionale». Non è uno slogan da esibire per i tifosi. Daniele De Rossi si accarezza con cura la barba appena fatta, appuntita come un cono gelato, motivando l’espressione da capitano orgoglioso della sua memoria storica: «Abbiamo vissuto altre belle serate di Champions League: ricordo Madrid, Lione… Ma non ricordo di aver mai superato un girone così duro. Riuscendoci esporteremmo una bella immagine della Roma in Europa. Però ne parliamo alla fine, intanto battiamo il Qarabag». Perché De Rossi ha intuito il rischio della fanfara preventiva. Ci sarà tempo per godere dopo, nel caso.
RISCATTO – E’ la classica notte in cui le motivazioni vengono da sole. Ma lui ne ha qualcuna in più dopo l’espulsione sciocca che alla Roma è costata due punti a Genova. E’ proprio per questo che ha deciso di presentarsi in sala stampa alla vigilia della partita – ma sarebbe meglio dire della giornata visto il via libera atteso per lo stadio di Tor di Valle – che può cambiare la storia del club: «Ho già detto tutto quello che c’era da dire a proposito dell’episodio. Ho chiesto scusa, di più non posso fare perché indietro non si torna». La Curva Sud gli ha testimoniato vicinanza in occasione di Roma-Spal, i compagni l’hanno esaltato come un capitano esemplare, Di Francesco ha deciso di non togliergli la fascia: «Ognuno prende le decisioni che crede. Se sono qui in conferenza è perché l’allenatore mi ha dimostrato fiducia, spero di ripagarlo sul campo». Si ferma, ride: «Sempre che giochi… Va beh, al massimo darò tutto da fuori». Di Francesco che gli siede accanto sta al gioco: «Bravo Daniele, ti sei salvato in scivolata». Sul resto De Rossi ammette: «L’affetto della gente fa piacere. Del resto i tifosi si sono sempre schierati dalla mia parte nei momenti di difficoltà. E così hanno fatto i miei compagni perché in me vedono una persona seria, sanno che non volterei mai loro le spalle».
PUNTUALIZZAZIONI – Dice di non aver letto nulla nei giorni di burrasca seguiti allo schiaffo a Lapadula («E’ una tattica che funziona») ma risponde piccato quando gli viene sottoposta la statistica delle 37 giornate di squalifica rimediate in carriera per le 15 espulsioni e i 2 episodi di prova tv: «Avete parlato di un anno perso. Ma io non ho perso niente, vi siete sbagliati. Sono sempre stato presente all’interno della squadra. E poi se analizziamo 16 anni di carriera, 37 giornate di squalifica sono due partite e mezzo a stagione… Semmai il mio problema è che ho fatto cose più visibili: un conto è strattonare un avversario, un conto è dare un pugno a Icardi. Ma credo di aver pagato i miei errori, il mio carattere focoso». Il novembre nero di De Rossi era cominciato con la deviazione fatale di Stoccolma e con l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale: «E’ stato un grande dispiacere. Nemmeno ho voluto guardare il sorteggio e credo che a giugno neppure osserverò le partite del torneo. Questo risultato fa male e tornerà a fare male».
CONFRONTO – Alla fine dello scorso campionato aveva assicurato che sarebbe stato difficile sostituire Spalletti, ora applaude Di Francesco: «Il nuovo allenatore ha fatto la migliore partenza di sempre con la Roma, o giù di lì. Ma continuo a pensare ciò che pensavo prima: avevo detto difficile, non impossibile… Spalletti un po’ di casini con Totti li aveva fatti, però ha lavorato molto bene qui». Pensando allo stadio del futuro confessa che sarà difficile giocarci («Avrò 38 anni circa… A me interessano gli ottavi di Champions adesso») ma nelle prospettive della carriera sottolinea: «Mi diverto ancora molto. Non sono più un giovane che deve giocare per forza, anche se non è felice. E starei benissimo a casa se non mi sentissi all’altezza del ruolo. Sono rimasto alla Roma perché sono convinto che si possa vincere uno scudetto: se battiamo la Sampdoria siamo a due punti dalla vetta, è assurdo immaginare che non possiamo competere. Altrimenti sarei già andato a vivere qualche esperienza altrove». Già, ma nessuno gli avrebbe dedicato cori e striscioni dopo un colpo proibito: forse ha scelto bene.