Ma sì, concediamoci un’altra giornata di tensione e unghie rosicchiate, dopo una notte di riflessione sul nulla. Tanto non ci siamo fatti mancare alcunché. Sul nuovo stadio della Roma si chiude oggi. Nella sostanza. Di rinvio in rinvio è invecchiato anche Francesco Totti. Che nel suo candore entusiasta sperava di giocarci, nell’impianto di Tor di Valle.
CAMBIARE IDEA – Quindi abbiamo già perso qualcosa, lui e tutti noi. Ma ci siamo, se nella notte appena trascorsa non sono cambiate le tattiche politiche. Ieri hanno parlato di alberelli, di inquinamento, di lavori alla rete idrica che la Roma e i suoi partner hanno accettato di accollarsi, roba da quattro milioni che non sposta gli equilibri econici del progetto. Di faccende scottanti parlano oggi, dalle 15 e fino a sera. Di mobilità, di viabilità, di come si arriva allo stadio e di come si fa ad allontanarsene. Di comodità, ma pure di sicurezza. Lo scontro finale, in tutti i sensi, è, come ti sbagli? sul Ponte di Traiano. Il governo ha deciso di finanziarlo e a maggior ragione l’amministrazione comunale non vuole vederlo realizzato. Perché ci sono i pareri del ministero dei trasporti e dell’area metropolitana secondo i quali quell’ulteriore snodo tra stadio e Roma-Fiumicino non è affatto indispensabile. La pensavano diversamente, all’inizio, però è lecito cambiare idea. Questo, ovvio, spalanca il vaso di Pandora delle invidie politiche. Demoni piuttosto innocui. Il Campidoglio sin dall’inizio ha sostenuto che del ponte si può far senza e non vuole che il governo a guida Pd si prenda il merito dell’operazione. La Regione Lazio, da parte sua, ritiene che al contrario quello snodo sia importante per non spedire all’inferno gli automobilisti in occasione delle partite. Dovranno trovare il modo di mettersi d’accordo oggi e hanno quattro o cinque ore per riuscirci. Ce la faranno, vedrete, coscienti del fatto che sarebbe molto peggio per tutti uscire dalla conferenza dei servizi con un nuovo nulla di fatto. Alzata d’ingegno ormai impraticabile persino sotto l’aspetto procedurale, con quattro pareri positivi su quattro.
DIFFERENZA – Non solo. Ieri in conferenza dei servizi si è presentato Francesco Prosperetti, l’architetto che dirige la sovrintendenza ai beni archeologici di Roma, ad annunciare ufficialmente come tutti i vincoli sul vecchio ippodromo siano caduti. Si sapeva, però adesso al netto di problematici ricorsi al Tar anche quella questione è definita. La tribuna di Julio Lafuente verrà abbattuta e in parte ricostruita in apposita area espositiva, come da proposta di mediazione avanzata dai progettisti del complesso dello stadio. Cristina Grancio, rappresentante dei 5 Stelle che continua a essere contraria all’intervento su Tor di Valle, sbuffava e scuoteva la testa. Segnali di resa. L’iter amministrativo sta arrivando alla conclusione. C’è da capire se oggi stesso la presidentessa della conferenza dei servizi, Manuela Manetti, dirà che tutto va bene e che la festa può cominciare oppure se si prenderà una settimana o due per convocare una nuova seduta nella quale leggere e approvare il documento di sintesi. Per i programmi della Roma fa poca differenza. L’importante è che entro Natale il Comune di Roma possa mettersi a cercare la data per il passaggio della variante al piano regolatore in Assemblea Capitolina. Si tratta di un passaggio formale. Nel frattempo la Roma comincerà a bonificare l’area e a preparare l’apertura dei cantieri, prevista per la prossima primavera. Nel 2020-21 la Roma potrà avere il suo stadio. Comincia a essere molto più di una speranza.
Probabilmente lo hanno fatto apposta: ammucchiare gli ossi più duri da rodere nella giornata di oggi, quella che dovrebbe concludere – dopo un’odissea burocratica e amministrativa durata quattordici mesi – il ciclo di conferenze dei servizi sullo stadio della Roma. Non proprio come una serie Tv di successo: due stagioni che hanno rotto le scatole ai più pazienti. Ricominciano alle 15, andranno avanti finché servirà, cioè probabilmente fino a pomeriggio inoltrato, sperando riescano a chiudere prima che la giornata precipiti verso la partita decisiva di Champions League tra Roma e Qarabag. Devono parlare ancora di viabilità, mobilità, infrastrutture e servizi, oltre a qualche tema più defilato. Ma poi si tratta di un ordine del giorno vago quanto quelli di certe assemblee scolastiche. Di viabilità e mobilità si parla ormai da settimane se non da anni. E’ sempre stato quello lo scoglio affiorante, in mezzo ai marosi che sembravano fatti apposta per mandare a picco il progetto di Tor di Valle. La gran parte delle difficoltà è stata disinnescata, se il Campidoglio non insisterà a porre paletti, dall’intervento diretto del governo. Nella persona del ministro dello sport Luca Lotti, che ha chiamato il collega dei trasporti Graziano Delrio per promuovere una soluzione definitiva. Quando tutto sembrava perduto, Lotti ha proposto fosse il governo a farsi carico del famigerato Ponte di Traiano, cioè l’ulteriore snodo tra l’impianto e l’autostrada Roma-Fiumicino.
FONDI FRESCHI – Da diverse parti si è sostenuta la tesi che quel ponte sia indispensabile per evitare collassi della mobilità nell’area e anche in quelle circostanti. Una tesi in verità confermata appena parzialmente dalle simulazioni condotte in sede di studio del progetto, ma tant’è. Il banale denaro per farlo, una novantina di milioni, era venuto meno con il taglio delle cubature previsto dall’accordo del febbraio scorso tra la Roma e il Comune guidato dai 5 Stelle. La trovata di Lotti è concreta, stando alle conferme che arrivano dalla Regione Lazio e alle parole di Delrio, il quale ha parlato ieri in occasione di un evento promosso dall’agenzia del demanio: «Abbiamo messo 23 miliardi nel contratto di programma con l’Anas, che dal primo gennaio 2018 vedrà anche l’integrazione con le Ferrovie dello Stato. Non vedo difficoltà nel reperimento dei fondi». Fondi freschi, tiene a precisare, non sottratti ad altre iniziative: «Non c’è alcun definanziamento del Ponte dei Congressi, su cui insiste un finanziamento statale. Abbiamo un progetto definitivo che sta andando avanti». La zona interessata in questo caso è quella della Nuvola dell’Eur. Il Ponte dei Congressi è già stato bloccato e rilanciato, ma alla fine dovrebbe arrivare in porto. Nulla è facile e breve da queste parti.