Quanto era mancato. Ma adesso sembra persino diverso, dopo aver frequentato la bottega di mastro Eusebio. Con 12 palloni recuperati, ma anche con un andirivieni costante sulla fascia destra, Alessandro Florenzi ha interpretato alla perfezione contro il Qarabag il ruolo di terzino destro che ama Di Francesco. Arrembante ma attento. Generoso ma lucido.
ALLENAMENTO – L’aveva spiegato a chiare lettere alla vigilia, l’allenatore, quando aveva spiegato la rinuncia al turnover dei terzini nonostante la squalifica di Bruno Peres in coppa. Aveva lavorato molto su Florenzi, soprattutto sui movimenti difensivi di Florenzi, e voleva testarlo nella partita con la Spal per capire come e quanto li avesse assimilati. Il risultato è stato incoraggiante in campionato ed eccellente in Champions League: specialmente nel secondo tempo, con la Roma sbilanciata e i saltatori Manolas e Fazio che piantonano spesso l’area di rigore sui calci piazzati, Florenzi ha svolto un importantissimo lavoro di pulizia da ultimo uomo, senza sbagliare una respinta o un rilancio.
CRESCITA – E’ una questione atletica e agonistica, oltre che tattica. Dopo 11 mesi di black-out, tra le due operazioni al ginocchio e la doppia rieducazione, Florenzi ha faticato a riprendere il ritmo. Ma ormai è a buon punto tanto è vero che, dopo aver saltato la trasferta di Madrid per un banale fastidio, ha giocato tre partite di fila da titolare: Genoa, Spal e Qarabag.
GERARCHIE – Domenica magari a Verona riposerà. Ma ormai Di Francesco ha scelto il numero uno del ruolo. Inizialmente vedeva Florenzi come mezz’ala, al massimo come esterno alto, ma si è ricreduto una volta che lo stesso giocatore gli ha confidato di sentirsi a suo agio giocando venti metri più dietro. E ora Monchi, aspettando Karsdorp, può concentrarsi su altri ruoli per rafforzare la Roma. A Florenzi rinnoverà però il contratto: sarà il suo regalo per il 2018.