«Totti deve liberarsi della sua pigrizia e di chi usa il suo nome» (Franco Baldini, intervista a Repubblica, 18 luglio 2011). «Il suo corpo non riesce più a fare quello che gli dice la mente» (James Pallotta, conferenza Sport Analytics al MIT di Boston, 16 marzo 2016). «È ufficiale: Francesco Totti indosserà la maglia della Roma per un’ultima stagione» (Comunicato ufficiale della As Roma, 7 giugno 2016). Luciano Spalletti ha ragione quando parla come ha fatto ieri in conferenza stampa: «Purtroppo Francesco viene usato in maniera sbagliata e lo avverte anche lui… A voi interessa solo di Totti. Lo usate per spaccare la Roma». Dove il tecnico di Certaldo sbaglia è quando identifica nei giornalisti la forza maligna – una specie di Spectre – che sogna la fine della carriera di Francesco Totti e che rema contro la Roma di James Pallotta. Su Totti, come dimostrano le dichiarazioni ufficiali riportate sopra, i mass media si sono comportati come semplici registratori.
Altri hanno parlato e il commento, poi, non è stato fatto dai giornalisti, ma dal campo di gioco che ha detto che Totti non è pigro, che il suo corpo fa alla perfezione quello che gli dice la sua mente e che questa non deve essere la sua ultima stagione. Se Totti gioca così non c’è nessuno migliore di lui in rosa. Va in campo per quello che sta facendo nel presente e non per quello che ha fatto nel passato. Spalletti è un toscano arguto. Forse ha capito che in questo momento, per difendere un gruppo disorientato, si deve parlare di tutto tranne che di un centrocampo senza riserve all’altezza e del ruolo di terzino sinistro dove, dopo l’infortunio di Mario Rui, si è aperto un buco dove sono passati tutti gli avversari.