Gigi Proietti ha rilasciato la seguente intervista, per ricordare Lando Fiorini, scomparso ieri.
Che tipo di Roma ha rappresentato Lando Fiorini con la sua arte? “Quel tipo di Roma che nessuno cerca di tutelare, di conservare. E che invece, resiste. Una città che va fiera delle sue tradizioni, che non si lascia calpestare facilmente”.
Alcuni termini via, vian nelle canzoni stano scomparendo: Ciumachella, il Barcarolo… “Il mio non è un appello alla nostalgia. La musica cambia, così come la poesia o le espressioni che usiamo tutti i giorni. Ed è giusto che sia così. Ma è anche sacrosanto che qualcosa delle nostre tradizioni rimanga e venga tramandato. Forse siamo noi anziani a sentire questa esigenza. Ma visto che di ragazzini non ne nascono più, almeno facciamolo per noi”.
Era mai stato al suo Puff? “Sì, certo che c’ero stato. Un ricordo divertente, carino. Oltre alla musica, lui ha amato molto il teatro, si era inventato quel palcoscenico e ha sempre combattuto per mantenere quello spazio”.
Che tipo d’intrattenimento ha inventato Fiorini? “Un modo di fare spettacolo per un pubblico di ogni tipo, trasteverini, ragazzi, anziani, ma anche qualche straniero. Lì si facevano risate diverse da quelle della tv. Non si rideva a comando”.
Che uomo era? “Non siamo mai stati intimi. La mia non è una commozione da amico. Parlo da spettatore, da romano e ci mancherebbe, anche da romanista”.
Lo canta l’inno che ha scritto per la Roma? “Non ne parliamo che mi commuovo… Noi c’avemo er core grosso”.
Che ricordi ha del disco che avete fatto insieme? “Era un disco suo con varie canzoni, tutte romane, quelle classiche. E mi chiese di interpretare insieme Nun je da retta Roma. Bei momenti”.
Che impressione le resta nel cuore? “Lui aveva l’umiltà delle persone intelligenti. Non è mai stato invadente. Ma Roma gli ha restituito tutto”.