Se davvero Mohamed Salah capisca il fiorentino, come ha detto ieri Luciano Spalletti, non è dato sapere, certamente però l’attaccante egiziano a Firenze è rimasto legato parecchio. Si è lasciato male, per non dire malissimo, con società e tifosi, che lo scorso anno lo accolsero con una serie infinita di fischietti, ma se oggi gioca nella Roma ed è tornato ad essere un calciatore importante lo deve soltanto ai sei mesi di Firenze. E lui, in pubblico come in privato, lo ammette senza problemi.
GRANDE EX – Per questo la partita di stasera sarà speciale. Lo scorso anno al Franchi segnò ma venne anche espulso, e non fu una notte come le altre. Stavolta, forse, l’emozione sarà minore, e allora per Spalletti, alla disperata ricerca di personalità, sarà più facile averlo al meglio, dopo averlo fatto riposare in Europa League. È stato un inedito, visto che da quando c’è il tecnico toscano, Salah aveva sempre giocato dall’inizio. Il perché lo ha spiegato ancora una volta proprio Spalletti ieri: «Attacca di continuo la linea, a volte da solo esce da certe situazioni e non serve dargli neanche troppe indicazioni. Ad Iturbe, ad esempio, ne vanno date di più». Il paragone è impietoso, visto il diverso rendimento: «Momo è più estroso e ha più talento nel fare le cose, ma dovrebbe lottare di più su qualche pallone, solo questo».
RICORDI – Glielo diceva spesso anche Montella, che non a caso da Spalletti ha imparato tanto. Conosceva poco Salah, l’attuale allenatore del Milan, ma se ne è innamorato dopo un paio di allenamenti. E i numeri gli hanno dato ragione: 9 gol e 4 assist in 26 partite, un amore viscerale per il gioco della Fiorentina a cui ha dato imprevedibilità, corsa e fantasia. Firenze lo ha adottato, non c’era sera che non trovasse i tifosi sotto casa, a due passi da Ponte Vecchio, e qualcuno gli aveva anche inciso un cuore sul portone. Era diventato l’idolo al pari di Borja Valero e Gonzalo, due che pure indossavano e indossano la fascia di capitano. Nessuno si aspettava il «tradimento» a favore della Roma, ma Salah è convinto di essere nel giusto, avendo avvertito per tempo i Della Valle.
PUNTO FERMO – A Roma ha iniziato una nuova vita, la gente gli vuole bene, ma non è il re della città come a Firenze. Poco male, visti i numeri: 17 gol e 10 assist in 47 partite, gli mancano 3 centri per raggiungere le 20 reti fatte con il Basilea, Garcia lo adorava, per Spalletti è quasi sempre la prima maglia. «È un ragazzo perfetto, sempre sveglio e sorridente», ha detto sempre ieri l’allenatore, e chissà perché il pensiero è andato subito a quei calciatori che, invece, troppo spesso mettono il «musino». Chissà se, come il fiorentino, Salah comprende al volo anche questa parola, tanto cara a Spalletti.