Chi sostiene che non si capiscano sul campo, ha sottovalutato quanto si intendano fuori. Patrik Schick è ceco, Edin Dzeko parla ceco. Sì, grazie al lontano biennio trascorso a cercare gloria tra i piccoli club del Paese: prima l’Usti nad Labem, poi il Teplice, tra il 2005 e il 2007. Abbastanza per un centravanti poliglotta. «Dzeko è il compagno con cui ho legato di più – chiarisce Schick a Sky – perché parla la mia lingua. E’ bravissimo anzi». Gli scappa un sorriso, che è quasi una promessa di integrazione tattica nell’interesse della Roma: «Per ora abbiamo giocato poco insieme e per me è un po’ diverso giocare sulla fascia rispetto ai movimenti a cui sono abituato ma non c’è problema. Giocando con un altro attaccante posso toccare di più il pallone e questo mi fa sentire bene».
ESORDIO – Dopo le brevi prove nei tre spezzoni contro Verona, Spal e Chievo, è arrivato il momento di vederli insieme. Di Francesco li ha provati nella formazione titolare per tutta la settimana di allenamenti in vista della partita contro il Cagliari: «Potenzialmente possiamo diventare la coppia più forte del campionato. Ma questa è solo teoria, il resto va dimostrato sul campo». Anche da parte della Roma, che ultimamente fatica a segnare: «La strada per migliorare è solo il lavoro. Capitano delle volte in cui la palla va dentro per un colpo di fortuna, altre volte accade il contrario. Noi dobbiamo dare il massimo in allenamento per poi raccogliere i frutti in partita».
AUTOSTIMA – Schick si esprime già in un buon italiano, studiato nel primo anno di Serie A alla Sampdoria, e non usa giri di parole sulle prospettive personali e della squadra: «Sono venuto qui per dare il cento per cento alla Roma e per vincere lo scudetto. Sono sicuro che ci sia la possibilità di festeggiare già in questa stagione. Del resto siamo già in una buona posizione di classifica». Per salire di livello però serve il migliore Schick, che costituisce l’acquisto più caro della storia della Roma: «E’ chiaro che non sono ancora al meglio. Domenica ho giocato la prima partita dopo sei mesi. Però mi sto impegnando ogni giorno per recuperare la condizione migliore e ogni giorno che passa mi sento più vicino all’obiettivo. Se poi la società ha investito tanto su di me, ne sono felice. E’ una motivazione in più per ripagare la fiducia che mi è stata concessa. Non deluderò nessuno»