Roma-Torino è un classico della Coppa Italia. Ma ce ne è stato uno un po’ diverso dagli altri… Era la finale, stagione 92-93. Il primo e il secondo portiere, Cervone e Zinetti, sono squalificati. Squalifica rimediata dai due a seguito del comportamento scorretto nei confronti dell’arbitro nella semifinale a San Siro. In porta va Patrizio Fimiani, poco più che ventenne. Il portiere, classe ’73 alla Roma è rimasto solo quella stagione collezionando 5 presenze.
Ci racconta cosa avvenne? “Ero il portiere della Primavera in quella stagione.
La Roma conquistò la finale e i due portieri, il titolare e il secondo erano squalificati. Così toccò a me. Quello è stato il momento più emozionante della mia vita, una sensazione bellissima. Ero giovanissimo e ancora con poca esperienza”.
Chi la sostenne in quei giorni? “Franco Tancredi, che era il preparatore dei portieri di quel periodo, mi ha trasmesso tanta serenità”.
A proposito di Tancredi, è vero che si parlò anche della possibilità che giocasse lui? “La stampa ne parlò, ma a me non risulta. Si parlò anche di un portiere a gettone, ma la società puntò su di me”.
E come andò? “L’andata a Torino molto male e la sconfitta fu pesantissima in vista del ritorno”.
E poi all’Olimpico? “Quella sera fu una bolgia, lo stadio strapieno ma non riuscimmo nell’impresa. Per pochissimo… lo avremmo meritato”.
In campo nella sua squadra c’era un certo Siniša Mihajlović… “Giovanissimo anche lui… nella gara all’Olimpico segno anche!”.
Le piace come allenatore? “È molto preparato e ha fatto di questa professione il suo credo. Riesce a tirare fuori il meglio dai giocatori che ha a disposizione, sempre. E con il Torino sta facendo bene”.
Che gara sarà questo ottavo di finale, a suo parere? “Sulla carta non c’è partita, solo la Roma può complicare la situazione perché non c’è paragone tra le due squadre”.
Il fatto che sia una gara secca può essere un fattore positivo o no? “La qualificazione in una sola gara può diventare una difficoltà. Lo abbiamo visto anche nelle altre partite di questi ottavi. Richiede una preparazione diversa e bisogna cercare di evitare supplementari e rigori… perché sabato c’è un’altra gara non da poco”.
È dura giocare ogni tre giorni? “Sì, i tempi di recupero sono ristretti. C’è poco tempo per lavorare sulla tattica e dal punto di vista fisico va fatto un lavoro diverso. Non facile da organizzare…”.
Come vede la Roma? “La Roma è una macchina che gira benissimo. In Italia è tra le squadre top. Gioca un bel calcio, divertente. Mi piace moltissimo, sono venuto più volte all’Olimpico e ho sempre apprezzato il gioco che fa Di Francesco”.
Il suo giudizio su Di Francesco? “Da giocatore conosceva già l’ambiente romano ed è entrato in punta dei piedi. È bravo a non farsi travolgere dagli entusiasmi facili, riesce a mantenere il giusto distacco. È bravo, insomma”.
Chi le piace tra i giocatori? “Rigore di domenica a parte, Perotti sta facendo un gran campionato e poi Kolarov che continua a crescere”.
Da portiere cosa pensa di Alisson? “Ha grandi doti e lo sapevamo, non a caso è il portiere della nazionale brasiliana. Lo scorso anno ha saputo aspettare; la Roma conosceva già il suo valore e non ha avuto alcun contraccolpo con la dipartita di Szczęsny”.
Dove può arrivare la Roma in questa stagione? “In Italia non si deve precludere alcun traguardo. Può arrivare in alto”.
Prima di salutarci, di cosa si occupa ora? “Ho una scuola calcio a Viterbo”.
Com’è insegnare ai bambini? “Bellissimo, ma molto complicato. Vedo poca passione da parte dei ragazzi, poco spirito di sacrificio. Nulla a che vedere con quello che avevamo noi”.