Se qualcosa non fosse andato storto, Patrik Schick domani il match scudetto tra la Juventus e la Roma lo avrebbe giocato con la maglia bianconera. L’attaccante ceco, infatti, aveva già fatto tutto con i campioni d’Italia, che per primi alla fine dello scorso campionato avevano bussato alla porta della Sampdoria. Schick era volato a Torino tra una partita e l’altra dell’Europeo Under 21 per sostenere le visite mediche, ultimo ostacolo prima dell’ufficialità. Che non c’è mai stata a causa di un problema cardiaco (di origine virale) che ha convinto i bianconeri a scaricarlo.
Una mossa che ha rimesso in gioco la Roma, con Monchi abilissimo a superare in extremis l’Inter. «È sempre stato un nostro obiettivo – ha detto poi il d.s. romanista – se il mercato di offre un’opportunità del genere, bisogna saperla cogliere». La Roma l’ha colta, e Schick è diventato il calciatore più pagato della storia: 42 milioni di euro, per la gioia della Sampdoria. Un estate tribolata, una preparazione atletica cominciata quando i suoi nuovi compagni stavano già affrontando le prime partite ufficiali, un po’ di fretta che gli ha procurato nuovi infortuni e l’ha costretto a ricominciare da capo più di una volta, non gli hanno consentito di esprimersi al meglio e di far vedere che la Roma non ha sbagliato a sceglierlo.
Da qualche tempo a questa parte, però, Di Francesco lo sta inserendo gradualmente in squadra. Quella col Torino in Coppa Italia è stata la sua terza gara consecutiva da titolare e, seppure in una giornata nera per la squadra, l’ex doriano ha fatto vedere un po’ dei suoi numeri, colpendo un palo, conquistandosi il rigore poi sbagliato da Dzeko e segnando il suo primo, bello ma inutile, gol con la maglia della Roma.
Domani sera contro la squadra che lo ha prima sedotto e poi abbandonato dovrebbe partire dalla panchina, pronto però ad entrare in campo se Di Francesco lo riterrà opportuno: da prima punta, ruolo in cui ha dimostrato di trovarsi più a suo agio, o da esterno, posizione in cui deve lavorare ancora un po’ per assimilare i giusti meccanismi. Ma con una sola idea in testa: dimostrare alla Juventus che ha sbagliato a lasciarlo andare, e alla Roma che ha fatto bene a puntare così forte su di lui.