Tutti la temono, soprattutto gli allenatori, e tutti la vivono tra tensione e ossessione, e con un solo obiettivo: tornare prima possibile e rimettere in riga i giocatori. La sosta, la quarta di questa stagione, la prima senza impegni per i nazionali, è sempre un’incognita, questa anche di più perché tra i calciatori c’è stata una diaspora e le vacanze, spese per la maggioranza tra Dubai e Maldive, rischiano di aver lasciato scorie pesantissime. Il Napoli era disposto a dare un premio per farli rientrare prima, l’Inter di Spalletti ha ricominciato domenica con l’abituale martellamento del tecnico per ripartire dopo un dicembre in caduta libera, la Roma di Di Francesco non sta meglio, se l’è presa comoda soltanto la Juventus di Allegri che ha beneficiato di un giorno in più di riposo e si ritroverà soltanto oggi, ma i bianconeri saranno anche gli ultimi a ricominciare a giocare, lunedì sera con il Genoa. La ripartenza del campionato non è solo ricca di insidie per le cinque di testa (molte si sono già schiantate nelle precedenti riprese), rende nervosissimi i tecnici che sanno quel che lasciano e non quel che ritrovano.
Prima dello stop di gennaio stavano benissimo Napoli e Juventus, che hanno staccato il resto del gruppone e a braccetto hanno deciso che lo scudetto era solo affar loro. Spalletti si tormentava nel pre-sosta per il mercato dell’Inter che sembrava un insondabile buco nero, invece qualcosa s’è mosso: preso Lisandro Lopez in difesa, ora attende Rafinha e magari Ramires per completare il centrocampo, acquisti che dovrebbero tranquillizzarlo. Il tecnico sa trasformare la ripresa delle ostilità in un’occasione: non sbaglia un colpo e quest’anno ha vinto sempre alla ripresa. Sarri il mercato di gennaio lo abolirebbe e pure le partite alle 12.30, mai digerite: «Mi fa schifo giocare a mezzogiorno», sentenziò. Ora aspetta l’incerto Verdi dal Bologna per provare a dare un po’ di fiato al trio Callejon-Mertens-Insigne, ma soprattutto smaniava di tornare al lavoro e così è stato il primo a ripresentarsi in campo sabato scorso. Basta ferie, a lavorare per lo scudetto. Il rientro però sarà da incubo, perché la trasferta a Bergamo è da bollino nero come un giorno d’agosto in autostrada e, guarda il caso, si gioca all’ora di pranzo. Vedi l’Atalanta e poi (spesso) muori. Il toccaferro del Napoli è più che giustificato: a dicembre l’ha fatto fuori dalla Coppa Italia e l’anno scorso gli ha sfilato 6 punti su 6 (unica in tutta la serie A). E se c’è un tecnico che sa incartare Sarri è Gasperini, sconfitto dal tecnico dei partenopei solo due volte.
Il Napoli teme di perdere la testa, la Juventus la testa la deve riattaccare oggi quando Allegri riavrà tutti a disposizione, meno che Dybala. L’argentino nell’ultimo periodo tra infortuni e scelte tecniche il campo l’ha visto proprio poco e non lo rivedrà fino a metà febbraio, giorno più giorno meno. Allegri a gennaio s’è sempre divertito a prendersi il campionato, rivoltando la Juventus e cambiando modulo, per infilare serie mostruose di vittorie, costruire lo scudetto e gettare le basi per due finali di Champions. Niente mercato per i bianconeri, già forti così, però il peccato di superbia è costato caro dopo le altre due soste: doppio schianto con Lazio e Samp. Il rientro stavolta è morbido contro il Genoa del «re del catenaccio» Ballardini, per aprirlo servirà il miglior Higuain che per una volta nelle foto delle vacanze sfoggiava un fisico perfetto. Tutto bene a Torino, è crisi per la Roma. Il mercato non c’è, i gol neanche, il calendario è nemico, i tifosi contestano la società e per Di Francesco la luna di miele è un ricordo. La Lazio di Inzaghi è una macchina lanciata, il calendario però scoppia e rischia di farla andare fuori giri con 11 partite in 40 giorni. Per tutti una ripartenza in salita: è il paradosso delle vacanze, niente relax e nervi tesissimi.