Un pomeriggio con i giornalisti, ma senza stress. È quello che ha passato ieri Eusebio Di Francesco alla Scuola dello Sport, partecipando al convegno dell’Unione stampa sportiva e rispondendo pure alle domande dei colleghi per spiegare la sua filosofia di calcio. Chi si aspettava un tecnico teso, per il periodo negativo della squadra, magari è rimasto deluso. Eusebio appare concentrato sulla sua creatura e consapevole del momento, anche se parla in linea generale.
«SAPER FAR FARE» – Riassume così la miglior qualità di un allenatore: «Che deve essere capace di trasmettere le sue idee e far capire al giocatore che quella è la scelta migliore per lui e per il gruppo. Ho avuto grandi maestri come Zeman, ma il calcio cambia in fretta e non bisogna essere integralisti. Io, per esempio, parto dal 4-3-3, ma presto potrei anche cambiare e passare al 4-2-3-1. Questo non significa variare anche la filosofia di gioco. La mia squadra deve essere sempre aggressiva per andarsi a riprendere il pallone alto e restare corta in 30-40 metri per togliere spazi agli avversari e avere più soluzioni in possesso». E si diverte anche alla lavagna a spiegare. Va oltre nelle spiegazioni. «Se poi capita, faccio un nome per esempio, che De Rossi non fa il movimento giusto significa che ho sbagliato qualcosa nella preparazione. Perché in allenamento cerchiamo di provare ogni situazione. Come vedo il ruolo di regista? A me piaceva molto come interpretava il ruolo qui Pizarro. Poi – salutando il vecchio amico, ct dell’Under 21 presente – avessi avuto Di Biagio… Per Zeman il tiro da fuori quasi non esisteva ma se Gigi prendeva l’angolino da 30 metri eravamo tutti felici…». A proposito di quanto conti il risultato. «Un altro esempio? Ho provato la difesa a zona sui calci piazzati ma ho visto qualche difficoltà nei ragazzi e ho soprasseduto. Ora ci sto lavorando perché secondo me abbiamo le caratteristiche per difendere in entrambi i modi e, secondo gli avversari, è bene saper fare più cose». A proposito di gol che mancano: «Ci alleniamo al tiro, eccome se ci esercitiamo. Certo a Gonalons che non ha le caratteristiche non chiedo di tirare da fuori. Ma a Nainggolan che ce l’ha sì. E lui lo fa. Certo l’anno scorso segnava di più, ma può capitare. C’è anche la casualità».
LA LINGUA BATTE… – Quella sconfitta per la Befana appare un po’ uno spartiacque nelle ambizioni romaniste. Di Francesco tesse più volte le doti dell’Atalanta: «Mi piacciono le squadre che hanno una identità. E Gasperini non c’è dubbio che sia capace di trasmetterla, anche se gioca in maniera differente, puntando sulle marcature a uomo». Poi riflette a voce alta: «Non c’è dubbio ci sia più stress nel gestire questi periodi di mercato. Ma quando sono venuto ad allenare la Roma sapevo che le responsabilità si sarebbero raddoppiate. Anzi a Roma il doppio è poco…».