Quando sei un campione, lo sei per sempre. C’è aria da funerale intorno alla Roma, dopo il dicembre nero (per i risultati) e il gennaio del terrore (per le cessioni). Francesco Totti, alla stazione Termini, guarda Dzeko: «Questo treno va a Londra?». Edin ride: «No, non ancora». La Roma ha una speranza di battere stasera l’Inter a San Siro, rilanciarsi nell’inseguimento alla Champions, prendersi una rivincita su Spalletti dopo i tre pali e la Var spenta sul rigore Skriniar-Perotti all’andata. Questa speranza passa dai suoi uomini migliori e dalla loro capacità di gestire le situazioni difficili. Totti è sempre quello del cucchiaio a Van der Sar. Dzeko è sempre quello che negli ultimi 18 mesi ha segnato 38 gol in serie A, mentre Batshuayi e Sturridge, due nomi fatti per sostituirlo, ne segnavano 7 (al Chelsea) e 5 (al Liverpool). Inter-Roma è una semifinale. Napoli e Juve hanno un altro passo. Restano tre concorrenti per due posti e la Lazio sembra più in forma sia dei nerazzurri che dei giallorossi. La Roma arriva allo spareggio con un punto nelle ultime tre giornate, l’ottavo attacco del campionato e un mercato dove è già partito Emerson e dovrà seguirlo uno tra Dzeko e Nainggolan. Una situazione esplosiva per chi, a inizio dicembre, era in corsa per lo scudetto e, a febbraio, affronterà lo Shakhtar Donetsk negli ottavi di Champions. Di Francesco fa buon viso a cattivo gioco: «Le voci di mercato possono influire sui giocatori? Mi auguro di no, ma ho cercato di alzare l’attenzione dei nostri calciatori, la loro professionalità, il senso di appartenenza verso questo club. Il mercato è un periodo odiato dagli allenatori, il giocatore lo vive in maniera differente».
Perotti e Gonalons non sono stati convocati per problemi muscolari, De Rossi è più fuori che dentro. Probabile che il regista lo faccia Strootman. Defrel è tra quelli che non guariscono mai e a Schick è stato riservato un’altra volta il trattamento Full Metal Jacket: «Non è libero di testa, deve ritrovare la condizione e se stesso». Amen. Il d.s. Monchi si è presentato insieme a Di Francesco. Ci si aspettava che togliesse i big dal mercato o annunciasse una cessione choc. Invece ha difeso il suo metodo: «Da troppi giorni la Roma è descritta come una squadra in smobilitazione, ma non è così. Non è una colpa avere giocatori forti che interessano a tanti club. Se arrivano offerte è mio dovere valutarle, come gli altri direttori sportivi valutano quelle che faccio io. Ho fatto il triplo delle telefonate per comprare giocatori. Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: rinforzare la squadra. Sono felice se non conoscete i nostri obiettivi di mercato, ma non pensate che stiamo dormendo». In pratica: tutti sono in vendita se l’offerta è giusta, poi si penserà a comprare. Dzeko è molto deluso del trattamento ricevuto e lo stesso si può dire per Nainggolan. Ma sono grandi giocatori e proprio per questo potrebbero trovare una notte magica. Per se stessi e per la maglia. E poi sarà quel che sarà.