Giusto fuori dal cancello c’è un contenitore che sembra stato messo lì apposta: raccoglie le pile scariche. Chissà se avrà potuto assorbire le tossine della Roma, resiliente ma non ancora resistente, nella sua rincorsa verso il divano a quattro posti della Champions League. Il centro sportivo, transennato fin oltre le mura per scoraggiare gli arrampicatori che avevano curiosato durante la rifinitura di domenica mattina, è quello del Sedriano, la squadretta locale che gioca nella prima categoria lombarda. Siamo a ovest di Milano, a un quarto d’ora di pullman da San Siro e a dieci minuti dall’albergo di Cornaredo che la società ha individuato per il breve ritiro di preparazione al recupero contro la Sampdoria.
LOCATION – Tutto è sobrio, hotel incluso. Caseggiati insignificanti, un ristorante giapponese, un negozio di autoricambi. Poi entri in un vicolo e sei al campo. E’ lontana l’urbe con gli odori del calciomercato. Questa è terra di contadini, dove hanno costruito anche un monumento al Seminatore, e di controversie politiche: nel 2013 hanno sciolto la giunta comunale per infiltrazioni della ‘ndrangheta.
LA GIORNATA – Ma la pace che cercava la Roma sembra al sicuro, anche grazie al pareggio contro l’Inter che ha restituito un pizzico di autostima al gruppo. E il meteo arriva miracolosamente in soccorso. E’ una bella giornata di sole, con temperature gradevoli per lavorare, tanto è vero che tutti i calciatori si allenano con le maglie a maniche corte. Eusebio Di Francesco entra in campo con cappellino bianco e foglietti densi di appunti, compagni inseparabili, e dirige la seduta delle riserve mentre i titolari lavorano in palestra e poi rimangono in panchina con Monchi, lui coperto da occhiali da sole e berretto di lana scuro, a osservare gli altri.
EVENTO – La presenza della Roma nell’hinterland milanese attira decine di persone, che vorrebbero assistere all’allenamento del lunedì. Ci riescono solo i tesserati del Sedriano, che insieme alle ragazze dell’Inter femminile frequentano abitualmente quest’erba. E’ quasi commovente un padre che urla a Totti di fermarsi per una foto «per mio figlio che ha saltato la scuola per essere qui». Ma i più acclamati, nemmeno a dirlo, sono gli uomini al centro dell’attenzione delle negoziazioni invernali, cioè Nainggolan e Dzeko. Il primo prende una valanga di applausi, quando si avvia verso il pullman, ricambiando la folla con un saluto. Dzeko invece cammina lento, placido, in compagnia dell’amico di sempre Kolarov, così assorto nei suoi pensieri da non accorgersi di un bimbo che si sta sgolando dietro alle recinzioni con addosso la maglia numero 9 della Roma: il piccolo chiama, chiede anche il supporto dell’autista per farsi autografare il pezzo da collezione da Dzeko. Ma non è proprio il momento, né il giorno. In compenso ci sono Di Francesco, El Shaarawy e Schick a soddisfare le richieste.