Attaccante a impatto zero, stai a vedere se non è lui il collante di una Roma che non sa più quale colpo parare. Il mercato? I risultati del campo? Un presidente con un indice di gradimento ai minimistorici? Il collante è Patrik Schick, che arriva in fondo a una settimana in cui ha stravolto i giudizi del suo allenatore. Gli è servito tanto tempo per convincere Eusebio Di Francesco, molto poco però dall’ultima bastonata ricevuta dal suo allenatore, che solo martedì diceva «Patrik deve ancora capire il mio calcio». Poi Genova, mezz’ora di giocate per palati fini, la Roma tirata su dal letto d’ospedale e condotta al pareggio. Nuova fiducia e allenamenti evidentemente condotti alla grande, se è vero che lo stesso Di Francesco, quattro giorni più tardi, di Schick dice: «Per Patrik ho parlato sempre di testa, atteggiamento, modo di entrare in campo. A Genova ha fatto benissimo da esterno, con la testa giusta e l’applicazione è un ruolo che può ricoprire, cercando di fare ciò che gli chiedo».
SOLUZIONE – Adattati che io ti schiero, viene da sintetizzare. Incredibile si sia arrivati a fine gennaio, con 455’ stagionali tra campionato e coppe, appena cinque partite piene: il nulla, meno nella Roma hanno giocato nell’ordine solo Lobont, Antonucci, Karsdorp, Skorupski, Emerson e Moreno. Ecco l’impatto zero, ecco un calciatore che cerca ancora il primo gol in campionato, dentro una squadra che segna più di una rete in media una partita su tre (7 su 21). Ora non accade dal primo dicembre: di match ne sono passati sette, il numero ritardatario è sempre quello più giocato. Con Schick in campo, una primavera a gennaio.