Se un sapore forte ce l’ha, questo Torino-Roma che s’infila all’ora di pranzo in una città tutta presa dal Salone del Gusto, va trovato intorno a questi due amici, Edin e Joe, che per la prima volta proveranno a prendersi a pallonate in una partita vera. No, qui non è più tempo di allenamenti al Manchester City: Dzeko contro Hart, dentro l’area di rigore dell’Olimpico di Torino come un «lunch match» di Premier League. L’incrocio è bizzarro, in un posto che mai avresti immaginato.
L’INCROCIO E invece eccoli qui, in un Salone del Gusto tutto rivisitato. E sì che in giro per la città un Bosnia-Inghilterra si potrà mettere su in ogni caso, curiosando tra gli espositori: uno Slivovitz, liquore bosniaco a base di quelle prugne da assaggiare alla postazione O33, contro il formaggio inglese dello stand M78. Godibile come lo Dzeko di questo periodo, o tutto da scoprire come l’Hart che sta imparando l’italiano e il torinese di questi tempi. Ok, il gioco è pronto, tutto in tavola: chi assaggia prima? Ma se al «lunch» preferite il «lunch match», allora meglio volare verso lo stadio. Perché qui un Bosnia-Inghilterra al sapore di City si gioca davvero, mica scherzi. A Manchester insieme hanno vinto due Premier League, una Coppa d’Inghilterra, una Coppa di Lega e un Community Shield. Abbastanza per una squadra che prima di Edin e Joe – e la nuova proprietà araba – non vinceva neppure al pub. Poi arrivarono un portiere che Roberto Mancini impose e difese a più riprese di fronte al mondo e un attaccante chiamato «Super Sub», Super Subentrante – ma guai a ricordarglielo – e la storia si fece via via più dolce, più vincente. «È uno dei portieri più forti che l’Inghilterra abbia mai avuto, io posso dirlo visto tutti i tiri che riesce a bloccarmi in allenamento, rigori compresi», disse un giorno Dzeko del compagno. «Quando lui gioca, noi sappiamo che qualcosa di positivo può succedere in ogni momento», spiegò Hart del centravanti. Complimenti, baci, abbracci e vittorie.
IL MOMENTO Vittorie che ora i due cercano in Serie A. Torino e Roma non hanno ancora capito bene che giocatori sono, questi due. Prendi Hart: un erroraccio contro l’Atalanta e due «lenzuola pulite» con Empoli e Pescara, lui che ha provato a buttarsi con l’italiano invece che tra i pali per spiegare i due «clean sheet», le due gare di fila con la porta inviolata. Joe non ha ancora stupito le folle, specie nelle uscite. In fondo come Dzeko, che a Roma convive col destino di un uomo sempre in discussione, pure quando i numeri viaggiano con lui. «Per me a fine campionato arriverà a 20 gol – ha detto del centravanti Luciano Spalletti – Voglio che sia dentro al progetto, anche se non è la soluzione di tutto». Perché va cucinato anche altro, insomma.