Cfcb. Oddio, che è? Facile: Club Financial Control Body. Non bisogna essere laureati a Oxford per capire che si tratta della commissione dell’Uefa delegata a controllare i conti. È qui, davanti a questa Commissione, che ieri, alle tredici e trenta in punto, perché nella vita bisogna essere puntuali ma con gli svizzeri è meglio esserlo ancora di più, la Roma si è presentata per illustrare, spiegare, chiarire, approfondire i numeri del suo bilancio. Come da richiesta dei capoccioni dell’Uefa, conseguenza del mancato rispetto di uno dei quattro paletti previsti da questo benedetto fair play finanziario che da qualche anno pende come una spada di Damocle su tutti i club europei. E la Roma uno di quei quattro paletti, nell’ultimo bilancio, non è riuscita a rispettarlo, quello, appunto, del pareggio di bilancio. Sforato per meno di 10 milioni (ai 42 di passivo bisogna detrarre investimenti per infrastrutture, settore giovanile e tasse), comunque sforato. E allora c’è stata la necessità di andare a Nyon, presentarsi di fronte ai capoccioni dell’Uefa per sottolineare il lavoro fatto in questi ultimi anni e illustrare il progetto futuro che dovrà garantire che i conti tornino. Sono partiti, intorno alle 9 di ieri mattina, con il sorriso e una ventiquattro ore piena di carte con tanti numeri. Sono tornati, poco dopo le 17, con lo stesso sorriso e le stesse carte. L’amministratore delegato Umberto Gandini, il direttore generale Mauro Baldissoni, il direttore finanziario Giorgio Francia. Tutto in poche ore. Per confrontarsi con i capoccioni. Prima dell’incontro solo il tempo per un pasto veloce per mettere a punto gli ultimi dettagli e, pure, per non presentarsi a stomaco vuoto, cosa che non è mai propedeutica alla lucidità.
Appuntamento fissato da tempo, clima cordiale, sorrisi, diplomazia, numeri. Tutto necessario perché su quel pareggio di bilancio non rispettato non si può davvero far finta di nulla. La Roma ha spiegato, in particolare si è soffermata sul lavoro fatto negli anni precedenti, spiegando anche, nei dettagli, come il mancato raggiungimento del pareggio di bilancio sia stato determinato da un imprevisto, chiamiamolo così, di mercato. Cioè la mancata cessione di Manolas. Per il greco, infatti, era stato definito il trasferimento allo Zenit, poi saltato perché il difensore ha preferito rimanere. A quel punto fu necessario cedere Rüdiger , ma con il tedesco la plusvalenza è stata inferiore per il semplice fatto che il costo del cartellino di Manolas era stato ammortizzato per tre anni, mentre quello del tedesco soltanto per uno. Il dottor Francia è stato quello che ha illustrato i numeri di ieri, quelli di oggi e pure quelli di domani che, per forza di cose, dovranno garantire il pareggio di bilancio. In particolare, ha sottolineato come la Roma sia riuscita comunque a rispettare gli altri tre paletti imposti dal fair play finanziario: debiti nei confronti di altri club; pagamento degli stipendi entro quarantacinque giorni; passivo relativo all’ultimo triennio per un massimo di trenta milioni. La società giallorossa nel corso dell’incontro non si è lasciata sfuggire l’occasione per sottolineare come l’ultima sessione di mercato, si è chiusa per la Roma con un attivo di 25 milioni e mezzo e plusvalenza notevole per la cessione di Emerson Palmieri al Chelsea, pur nella consapevolezza che questo attivo con relativa plusvalenza non conta nulla se riferito all’ultima chiusura del bilancio.
I capoccioni hanno ascoltato, controllato i numeri, pare abbiano fatto pure sì con i relativi capoccioni, sarà pure una ripetizione ma qui ci sta alla grande. Il confronto è durato una sessantina di minuti. Alla fine strette di mano, rinnovati sorrisi, nuove frasi di circostanza. Sì va bene, ma rispetto a prima, quando pure dalla Roma filtrava un certo ottimismo, la situazione è migliorata o no? «Siamo partiti con una buona dose di ottimismo, siamo tornati con la stessa dose», ci hanno sussurato all’orecchio da un telefono di Trigoria, confermandoci come la società sia tranquilla sull’esito finale di questa vicenda che, certo, non è di secondaria importanza. Per capire se questa serenità è stata metabolizzata anche dai capoccioni dell’Uefa, bisognerà comunque aspettare. Non meno di un paio di mesi, forse più, visto che la risposta ufficiale dell’Uefa è attesa tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, più maggio che aprile. Il rischio di una sanzione non è stato certo cancellato. Sanzione che può partire da una multa per finire con l’esclusione per un anno o più dalle competizioni europee. Cosa quest’ultima che, essendo ottimisti pure noi, ci sentiamo di escludere. Ora non resta che attendere. Con ottimismo.