Passato, ma anche presente e futuro. Francesco Totti, in un’intervista rilasciata ai Signori del Calcio che andrà in onda integrale oggi su Sky on demand, sale sulla macchina del tempo e – così come era da calciatore – non è mai banale. Lo storico capitano affronta subito il discorso Spalletti e un addio al calcio che non ha digerito: «Con lui non c’è mai stato un confronto e mai ci sarà. Avrei preferito chiudere in altro modo. Fossi stato in lui avrei gestito il calciatore, e soprattutto la persona, in maniera diversa: mi sarei confrontato con lui, gli avrei parlato». Poi una risposta a chi si chiede oggi cosa fa Totti e cosa vorrà fare in futuro: «Sono riuscito a fare questo passaggio da calciatore a dirigente e l’ho fatto con lo spirito giusto. Con l’armonia, con l’intelligenza di una persona grande. Sono cresciuto nel campo e nel campo morirò». Francesco spiega come costruirebbe una grande squadra: «Se dipendesse da me spenderei qualsiasi cifra al mondo per comprare i giocatori più forti, anche perché per vincere servono i top player. Questo l’ho sempre detto e lo dirò sempre. Però poi non sono io a gestire i soldi. Il presidente metterà un budget e dovrà essere bravo a costruire una squadra. In questo mercato pazzo costerei 200 milioni».
Oggi però un altro Totti non c’è: «Non penso che esista e che, nel caso, possa rimanere a lungo nella Roma. Oggi conta il business. È difficile che un giovane della Roma crescendo possa fare le stesse cose che abbiamo fatto io o De Rossi. Prima si pensava ai giovani italiani più che a scoprire brasiliani o argentini». Altro salto nel passato per un rimpianto: «Il Pallone d’oro è una delle cose che mi è mancata. Giocando con la Roma sapevo di avere meno possibilità rispetto a chi giocava con Real, Juve o Milan. L’offerta più concreta per lasciare la Roma è stata quella del Real nel 2003. Ho fatto una scelta precisa e alla fine ho avuto tutto: amore e passione per me sono stati più importanti che vincere trofei. Per la Roma ho dato il 101%, perché ho messo la Roma davanti a tutto, davanti a me, alle cose personali, alla vita privata. La Roma è stata tutto». E lo è ancora.