Avete incontrato più difficoltà di quante previste?
“Non snobbo nessuno, nel calcio le difficoltà ci sono sempre. Se aggiungi impegno e sforzo alla qualità che hai la partita prende la direzione che vuoi; se non sfrutti le occasioni e gli altri sì, diventa tutto più difficile. Dovevamo fare di più”.
La sconfitta vi ridimensiona? Perché la discussione con la panchina granata a fine partita? “Non ci ridimensiona. C’è da analizzare lo storico della Roma riguardo questi alti e bassi, che caratterizza il periodo in cui ci sono stato e il periodo in cui non ci sono stato. Se l’allenatore non riesce a far mantenere un livello di guardia costante è il primo responsabile. Bisogna cambiare quello che pensano alcune menti deboli, tipo ‘porto questa maglia, questo nome’: cambiando questo modo di pensare ci si accorgerà che le nostre sorti dipendono proprio da noi e non dal nome o dalla maglia. Ci devi mettere armonia, qualità, impegno e tante altre cose. Tagliavento è stato bravo, mi sono lamentato solo perché non arrivavano palloni dai raccattapalle”.
I difetti cronici, non sono legati magari a una condizione psico-fisica negativa? “Non riusciamo a mettere più qualità contemporaneamente in un numero consistente, abbassiamo prima questo, poi abbassiamo quello, facciamo una prestazione buona e poi ne facciamo una sbagliata, pensiamo che il risultato arrivi da solo. Invece bisogna capire che se le cose non le fai accadere tu alla fine non accadono”.
Perché sul primo gol Fazio delega a Peres la cura di Belotti? “Belotti ha fatto un buon movimento e Fazio ha perso la marcatura, complimenti al Gallo”.