E sono tre, tutte o quasi sulle ali di un ragazzino turco che tira e segna da ogni posizione. Sono nove punti che alla Roma servono per restare agganciati al treno della Champions League e che congelano le preoccupazioni in vista del freezer vero, mercoledì prossimo in Ucraina contro lo Shakhtar. Delle tre vittorie di fila questa è la più importante per la dimensione dell’avversario – l’Udinese è migliore di Verona e Benevento – sia per la qualità della performance. Voleva una Roma continua, Eusebio Di Francesco, e in definitiva l’ha avuta, a parte un paio di amnesie difensive (santo Alisson, ancora imbattibile) e i soliti sprechi in zona gol (10 tiri dentro l’area di rigore per sole 2 reti). «Con il nostro atteggiamento ogni tanto concediamo qualcosa – spiega l’allenatore – Ma è un rischio calcolato perché stiamo osando di più. Abbiamo ritrovato certezze e i giusti meccanismi, i 5 gol segnati contro il Benevento ci hanno aiutati. Siamo stati bravi ad aspettare il momento giusto per colpire, rubando palla alto come piace a me».
MODULO – Il 4-2-3-1 sembra più efficace: dalla svolta tattica la Roma ha vinto sempre. «E’ stato un valore aggiunto. Però anche con il 4-3-3 avevamo ottenuto risultati importanti e poi la nostra filosofia non è differente. Semmai siamo più sbilanciati. Per me il cambio è stato prima mentale e poi tattico». E anche atletico. Sembra di rivedere una squadra che gira a buoni ritmi: «Abbiamo lavorato molto durante la pausa, ci è costato qualche punto, ma l’obiettivo era arrivare brillanti alla fase decisiva della stagione. Credo sia stata una scelta oculata da parte dei nostri preparatori perché il mio calcio è dispendioso. Adesso siamo pronti». Pure per un ottavo di Champions? «Dobbiamo essere bravi a sfruttare il fatto che lo Shakhtar non gioca da molto, abbiamo più partite nelle gambe rispetto a loro che restano una squadra molto insidiosa».
STELLA – Tornando a Udinese-Roma, senza la nuova invenzione di Cengiz Ünder forse parleremmo di un’altra partita. Di Francesco lustra il diamante come un gioielliere premuroso: «Ha mezzi tecnici incredibili e sa preparare il tiro in maniera impressionante, staccandosi dall’avversario. Deve migliorare nelle scelte per crescere ancora ma se prima era un calciatore da 20 minuti, oggi ne sa fare 90. E’ spigliato e ha doti innate: teniamocelo stretto, ha solo 20 anni». Sarà bene tenersi stretto anche il portiere, Alisson: «In questo momento è uno dei migliori in circolazione».
CASI – Liquida le frecciate di Spalletti con una frase significativa: «Non devo dare risposte ma pensare alla corsa della mia squadra. Il resto non mi interessa. Ognuno può pensare ciò che vuole. Io non intendevo criticare nessuno, anzi valutavo il cinismo di altre squadre come una qualità. La Juventus ad esempio ha vinto al primo tiro in porta a Firenze dopo aver fatto 7 gol al Sassuolo». Gli interessa ancora meno criticare Dzeko, quando gli chiedono i motivi dei novanta minuti in panchina di Schick: «Patrik è un calciatore interessante ma ha avuto meno continuità di Edin, che a Udine si è messo a disposizione della squadra. Avrebbe potuto fare gol ma il suo comportamento mi è piaciuto».