Da Totti non ha ereditato solo i gradi da capitano, ma anche un sogno, o forse «un’utopia», come la chiama lui. De Rossi insegue da una vita lo scudetto e il pensiero di rinunciare a questa chimera non gli fa appendere gli scarpini al chiodo: «Voglio vincere qualcosa di grande con la Roma. Noi siamo forti, so che ce ne sono di più forti, ma non posso smettere di sognare. Mi diverte la vita che faccio e so già che soffrirò quando me ne staccherò». Soprattutto con quel rimpianto in bacheca. Ma vincere non aiuta a dire basta, Buffon a 40 anni potrebbe chiudere col nono tricolore della sua ricca carriera, la Juventus ha già pianificato la separazione con la «promozione» di Szczesny, ma lui vorrebbe giocare l’Europeo tra 2 anni.
C’è il rischio che esploda un caso Totti a Torino, cosa che De Rossi vuole evitare e per non farsi trovare impreparato sta già progettando il futuro: «Non mi piace la cravatta, forse potrei allenare, fare il secondo a Di Francesco o a Spalletti. Voglio vivere lo spogliatoio, anche se non c’è più il cameratismo di prima, ora stanno tutti al telefonino». Un capitano vecchie maniere: «Non attacco al muro i compagni, anche se ogni tanto ci vorrebbe, sono un amicone. Se fossi un mister vorrei uno come me in squadra». Anche l’Olimpico è cambiato: «Prima era più focoso, ora sbagli un passaggio e tirano fuori i soldi che prendi». Davanti a sé ha un ottavo di Champions importantissimo: «Lo Shakhtar è fortissimo, ma ce l’andremo a giocare». A giugno si giocherà un Mondiale senza Italia: «Quando si fallisce bisogna saper fare un passo indietro, ma non ho messo paletti. Se il prossimo ct si fa vivo con me, allora…»