Monchi è volato a Boston per parlare faccia a faccia con il presidente James Pallotta. Argomenti: il momento difficile che sta vivendo la Roma e la pianificazione delle strategie future. Francesco Totti, invece, è andato a Montecarlo per ricevere l’ennesimo premio della sua carriera, come ambasciatore dei Laureus World Sport Awards. Il primo, di lavoro, fa il direttore sportivo nella Roma. Il secondo, per quasi tutti, è ancora «la Roma». Entrambi sono d’accordo su una cosa: il presente e il futuro giallorosso passano ancora per Eusebio Di Francesco. Nonostante il periodo complicato che sta attraversando la squadra, il tecnico gode della piena fiducia della dirigenza. Questo dirà il direttore sportivo a un arrabbiato James Pallotta e questo ha ribadito ieri l’ex capitano, in partenza per Montecarlo. «Non penso che Monchi sia andato dal presidente per parlare di Di Francesco – è la tesi di Totti – ma per discutere di altre cose. Non sono preoccupato, perché credo nel tecnico e penso che farà grande questa squadra. Gli siamo vicini in tutto e per tutto, cercherà di risollevare il gruppo. Venivamo da tre vittorie in campionato e poi ci sono stati un passo falso in Champions League e una brutta sconfitta contro il Milan, ma non è una situazione così critica, cercheremo di cambiare rotta».
Da calciatore, di crisi ne ha vissute molte nei suoi 25 anni di Roma. Da dirigente è la prima volta: «Speravo non ci fossero queste difficoltà, ma in una stagione ci possono stare alti e bassi. Alla Roma questi problemi escono quasi sempre quando meno te lo aspetti, ma ci risolleveremo e faremo un grande finale di stagione. Come si risolve questa situazione? Con una medicina sola: andando avanti tutti insieme, con l’obiettivo comune di arrivare il più lontano possibile sia Champions League che in campionato, lasciando fuori le voci e rimanendo uniti tra giocatori, società e mister». Una ricetta che lui stesso non è riuscito a mettere in pratica nel suo ultimo anno da calciatore, rovinato dai pessimi rapporti con Luciano Spalletti: «È un capitolo chiuso e non ci voglio più entrare. Dell’allenatore di prima non parlo più».
Parla più volentieri, semmai, di volata Champions e lotta scudetto. “Il secondo tempo con lo Shakhtar mi ha sorpreso. Non lo immaginavo così brutto, ma abbiamo tutte le carte in regola per ribaltare la partita e conquistare la qualificazione. In campionato, il Milan può lottare per il quarto posto ma il derby spero lo vinca l’Inter. Per lo scudetto tifo Napoli, anche perché se vince la Juventus diventa monotono». Non sarà contento il suo amico Gigi Buffon, che ha cambiato idea e tornerà in Nazionale, nonostante un addio al calcio previsto per fine stagione: «È una decisione che spetta a lui, ci avrà pensato sicuramente. Se vuole proseguire, ben venga: è giusto che giocatori di questo calibro vadano avanti. A me mancano le cose semplici: mettere gli scarpini, giocare le partite, i rituali dello spogliatoio, le cene con i compagni di squadra. Tutto quello che è stata la mia vita in questi anni».